22/11/16

Referèndum


Referèndum - s. m. [propr. lat. mod., gerundivo neutro sostantivato del verbo referre «riferire», dalla locuz. ad referendum «(convocazione) per riferire»]. – 1. Istituto giuridico per il quale, in senso lato, è consentita o richiesta al corpo elettorale una decisione su singole questioni; in senso più ristretto, pronuncia popolare, autorizzata dalla legge e nei modi da questa previsti, su un atto normativo.

Di solito, quando rifletto su di un tema, do un’occhiata ai dizionari. Le etimologie ed alcuni brevi cenni storici, favoriscono e spesso chiariscono la comprensione dell’insieme. Grazie alla definizione qui sopra, mi viene in mente la frase lapidaria di Paolo Franceschetti: ‘se fosse importante non ci farebbero votare’.

Se le forze di potere chiedono l’espressione popolare vuol dire che l’esito dell’eventuale votazione gli è indifferente. Il famigerato e perniciosissimo Trattato di Lisbona ad esempio (quello si davvero importante) è stato approvato a porte chiuse nonché addensato in un testo incomprensibile ai profani.

La nostra Costituzione, quella della Repubblica italiana (una Spa di origine massonica, costituitasi con la frode e la violenza alla fine dell’ottocento), fa acqua da tutte le parti. Basti considerare il capitolo primo: ‘L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


Repubblica - Stato non monarchico. Il termine, usato originariamente per indicare il regime che fu in vigore a Roma dalla cacciata dei re (509 a.C.) fino alla battaglia di Azio (31 a.C.), fu ripreso poi per indicare forme analoghe di Stato. Nell’uso moderno, posteriore alla Rivoluzione francese, forma di governo in cui il potere politico è esercitato da organi rappresentativi del popolo o di una parte di esso e il capo dello Stato, con poteri più o meno estesi, è organo elettivo e temporaneo (in contrapposizione alla monarchia in cui il titolo di capo dello Stato è ereditario e vitalizio).


La Repubblica quindi è una forma di potere antichissima, per forza di cose familistica ed oligarchica in cui il popolino non conta quasi nulla. Il diritto al lavoro infine è una subdola trappola. Sappiamo bene come tutti gli italiani potrebbero vivere dignitosamente a carico dello stato ma che ciò non è permesso perché tramite il lavoro si pone in essere una sofisticata macchina di controllo sociale e psicologico. L’epopea del Fantozzi del grande Paolo Villaggio ne è un divertente esempio.

In un sistema come questo, che cosa volete che vi chiedano di scegliere? Vorrei pronunciarmi sul sistema fraudolento del signoraggio bancario, sulla gestione delle risorse e dell’ambiente, sui diritti inalienabili di ogni individuo, sulla difesa dei più deboli, sul sistema militare di controllo. Ed invece ci troviamo ad accapigliarci sui dettagli di un sistema fallato alla radice.

Votare inoltre, comunque lo si faccia, comprende una adesione implicita al sistema massonico/repubblicano in cui conduciamo le nostre esistenze. Votare significa quindi fornire energia al sistema e questo quesito referendario mi sembra oscuro e soprattutto fuorviante

Catturano la nostra attenzione su temi irrisori mentre continuano bellamente ad avvelenarci dal cielo, con l’acqua, il cibo, i farmaci, le radioonde. Creare tensione intellettuale per un evento irrisorio è quindi un’abile mossa psicologica di controllo di massa, alla quale ci sottraiamo con piacere.

1 commento:

  1. Queste sono parole sante cazzo. L'ultima spinta che mi ha fatto decidere di disertare le urne anche questa volta me l'ha data grillo che nel suo ultimo video intima come un ossesso con le solite frasi ad effetto (le stesse da vent'anni) a votare NO. L'astensione totale sarebbe almeno un segnale che delegittimerebbe le istituzioni quale baluardo di un marciume sistemico nauseabondo. Io giro le spalle a questo sistema ingannatore e fraudolento, lo voglio eliminare dalla mia rappresentazione del mondo cazzo.

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