Tarro e Sabin nel 1973
Intervista
al Dott. Giulio Tarro, il Virologo che nel 1973 isolò il vibrione del colera
a Napoli. Oggi presidente della Fondazione Teresa e Luigi De Beaumont
Bonelli Onlus per Le Ricerche sul Cancro, candidato di recente al premio Nobel per la Medicina.
Che pericolosità può avere la pandemia provocata dal coronavirus?
Chiamarla pandemia è
ormai una questione semantica: poteva essere già definita tale, avendo
coinvolto da tempo tutti i continenti, se si esclude l’Antartide. Il tasso reale di letalità è
decisamente più basso di quanto può sembrare. Questo perché non vengono
conteggiati moltissimi casi lievi o asintomatici, considerando i quali
la percentuale si attesta al di sotto dell’1%, simile a quella di altre influenze stagionali.
Il dato è relativo a uno studio fatto su un migliaio di pazienti
ricoverati in 552 diversi ospedali cinesi, pubblicato da Anthony Fauci,
direttore dell’Istituto statunitense per le malattie infettive, in un
editoriale del New England Journal of Medicine.
Per quando prevede il picco dei casi in Italia?
Osserviamo quanto successo a Wuhan:
la prima segnalazione ufficiale all’Oms è del 31 dicembre 2019, ma il
virus circolava da ottobre. Se consideriamo che l’ultimo paziente è
stato dimesso dall’ospedale cittadino solo pochi giorni fa, sono passati
5 mesi. Un decorso simile alla Sars, sviluppatasi tra novembre 2002 e aprile 2003. In Italia la situazione potrebbe risolversi entro il mese di maggio, con un picco alla fine di marzo.
Su cibi e vestiario quali sono le precauzioni da prendere?
Bisogna tenere in considerazione che si tratta di un virus respiratorio che si diffonde in maniera diretta. Per oggetti e superfici dunque basta seguire le norme igieniche di base: escludo che il coronavirus si possa prendere con il cibo.
Quali potrebbero essere secondo lei le cause della diffusione del virus?
I primi casi dello Spallanzani hanno dimostrato la provenienza del virus dalla Cina e in particolare dai pipistrelli che hanno nell’intestino circa 50 coronavirus diversi. Nella Pianura Padana il Covid-19 ha trovato terreno fertile a causa dell’elevato tasso di polveri sottili (PM10), particelle inquinanti la cui presenza accomuna tale zona a Wuhan (e alla presenza inaudita della ferale rete 5G - ndr). Saranno gli esperimenti in laboratorio a stabilire se c’è stata una variante italiana del virus, ma intanto escluderei un’origine artificiale dello stesso.
Potrebbe ricomparire in futuro?
Potrebbe ripresentarsi il prossimo anno con
la stessa probabilità con cui potrebbe tornare la Sars o esserci una
nuova influenza stagionale, ma per allora spero sia pronto anche il vaccino. Certo, chi guarisce dal Covid-19 e ha un buono stato immunitario non potrà prenderlo di nuovo.