Il darwinismo è caduto. Non esistono evidenze scientifiche
che convalidino la teoria darwinista dell’evoluzione ed anzi al contrario, è
stato dimostrato come le specie non evolvano ma rimangano sempre uguali a se
stesse. L’intervento esterno creativo e manipolativo sul pianeta Terra è quindi
ad oggi un’opzione tutt’altro che peregrina. L’homo sapiens ad esempio è
comparso dal nulla circa 300.000 anni orsono ed è inutile cercare ancora il
celebre anello mancante inesistente. La teoria dell’evoluzione ha influenzato
pesantemente il corso degli eventi dei secoli appena trascorsi ed ha avallato
visioni materialistiche e scientiste della realtà ormai da superare ed ignorare
eppure propinate ancora in ambito accademico come le uniche possibili.
Da una intervista al prof. Mariano Bizzarri, docente di
Biochimica e professore di Patologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina
Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma: “Cosa ne pensa delle giornate
celebrative per Darwin? Perché, secondo lei, non accade lo stesso per altri
celebri uomini di scienza?”
«Nel tempo Darwin ha finito per diventare una bandiera del
pensiero “progressista”, spesso a prescindere dal contenuto scientifico dei
suoi contributi che, peraltro, sono largamente sconosciuti sia dalla
maggioranza della popolazione sia a molti ricercatori. Di Darwin si conosce una
sorta di vulgata rimasticata e semplificata che non di rado viene confusa con i
contributi di ciò che conosciamo come “post-darwinismo”, anche questo
estremamente variegato e tutt’altro che omogeneo al suo interno. L’ipotesi
darwinista nell’accezione correntemente propagandata offre una spiegazione
semplicistica (e quindi facilmente comprensibile) a tutti coloro che, in fondo,
vogliono porsi meno problemi possibili per spiegare questioni complesse come
l’origine della vita e dell’evoluzione.
Da un altro punto di vista il neo-darwinismo ha prodotto
una pseudo-evidenza scientifica che ha legittimato e nobilitato le filosofie
materialiste e le politiche anti-metafisiche (ed anti-religiose) del novecento.
Non desta meraviglia, pertanto, che il “darwinismo” sia diventato la bandiera
tanto del marxismo, quanto del pensiero biotecnologico affermatosi negli USA e
quindi in Europa a partire dai primi anni ’70. L’obiettivo, in entrambi i casi,
è quello di spiegare la vita in termini di semplici interazioni meccaniche e
molecolari, confinando a tale livello la complessità della Biologia.
A prescindere dalle implicazioni filosofiche, tale
approccio ha legittimato lo sviluppo di un’industria che sulla manipolazione
dei mattoni fondamentali del vivente (si pensi solo agli OGM) ha costruito le
proprie fortune. Pensiero progressista e industria del biotech hanno così sorprendentemente
stabilito una insana alleanza. Come non ritrovarsi quindi d’accordo nel
celebrare colui nel nome del quale tutto questo è stato reso possibile?».
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