29/10/18

Nel Regno della Quantità


Saremmo tentati di inscrivere il pensiero di René Guenon nell’insieme degli apocalittici, di quel nutrito gruppo di osservatori che, a partire da John Ruskin, hanno gridato all’umanità intera il pericolo dissolutivo connaturato alla nascente pratica industriale.

Nel vocabolario di Guenon compaiono spesso, in modo quasi ossessivo, le parole contro-iniziazione, dissoluzione, parodia, contraffazione, pseudo-scienza, per indicare in modo esplicito il punto di arrivo della meccanizzazione dell’essere umano in corso e la grande menzogna sottesa alla propaganda dell’idea di progresso ormai imperante. La bassa seduzione verso il moderno, secondo Guenon, ha conquistato tutti tranne pochissimi accorti e ciò non fa ben sperare per un riscatto prossimo dell’umanità.

Il pensiero di Guenon si volge indietro fino all’umanesimo, il primo tassello di quel processo dissolutivo che oggi imperversa. L’involuzione attuale è favorita a suo vedere dall’appartenenza del nostro mondo attuale all’ultima fase del Kahli Yuga, l’età del ferro, il crogiuolo infernale attraverso cui è necessario passare per giungere infine ad una palingenesi sospirata.

Un passo dopo l’altro, un immenso rituale di contro iniziazione si è impossessato dell’umanità, passando per la definizione di scienza (pseudo-scienza per Guenon) sino al materialismo ed all’incoronazione dell’individualismo come fattore essenziale per la dissoluzione finale della nostra epoca.

Apocalittico quindi ma anche propositivo in un certo senso perché lo sforzo di Guenon è quello di indicare i mittenti della parodia dissolvente che scorge nelle potenze dell’inframondo, che tendono così ad attrarre l’umanità verso le loro dimensioni infere, impedendo un’ascesa felice verso il sopramondo.

Tutto il moderno per Guenon è essenzialmente contro-iniziatico. E’ quasi impossibile fare eccezioni. La contraffazione è il tema portante del nostro mondo, la sostituzione è l’opera compiuta. Tutto è inquinato, contraffatto, parodiato. Il Regno della Quantità è ormai quasi compiuto.

Come dargli torto? Gli operatori della dissoluzione sono ovunque. La meccanizzazione è diventata la digitalizzazione del creato, la scansione ferale con la quale si impedisce al reale di diventare unità, di vibrare per analogia, ed invece perdersi nel mare della quantità a scapito della qualità. Ove c’è quantità la qualità scompare per una legge quasi entropica dell’universo. Dove desideriamo spingerci? L’età del ferro è agli sgoccioli ormai e da questa immane battaglia nessuno è escluso.

3 commenti:

  1. Fa sempre bene richiamare alla mente gli studi di Guenon...che l'eta' ferrigna sia agli sgoccioli invece e' da dubitare...con la nascita simbolica di Gesu" individuiamo il sopraggiunto ispessimento delle tenebre che e' previsto per il tratto maggiormente critico del presente Ciclo, al cui esaurimento mancherebbero ancora diverse (svariate) decine di millenni...su per giu' coincidenti al tempo occorrente al decadimento stesso delle scorie radioattive

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    1. Ci aspettano allora altri secoli di demenza collettiva indotta?

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  2. Tra pochi decenni non avremo neanche più la sensazione del male. Tuttto sarà imbrigliato nella rete digitale del nulla.

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