Saremmo tentati di inscrivere il
pensiero di René Guenon nell’insieme degli apocalittici, di quel nutrito gruppo
di osservatori che, a partire da John Ruskin, hanno gridato all’umanità intera
il pericolo dissolutivo connaturato alla nascente pratica industriale.
Nel vocabolario di Guenon compaiono
spesso, in modo quasi ossessivo, le parole contro-iniziazione, dissoluzione,
parodia, contraffazione, pseudo-scienza, per indicare in modo esplicito il
punto di arrivo della meccanizzazione dell’essere umano in corso e la grande
menzogna sottesa alla propaganda dell’idea di progresso ormai imperante. La
bassa seduzione verso il moderno, secondo Guenon, ha conquistato tutti tranne
pochissimi accorti e ciò non fa ben sperare per un riscatto prossimo dell’umanità.
Il pensiero di Guenon si volge indietro
fino all’umanesimo, il primo tassello di quel processo dissolutivo che oggi
imperversa. L’involuzione attuale è favorita a suo vedere dall’appartenenza del
nostro mondo attuale all’ultima fase del Kahli Yuga, l’età del ferro, il
crogiuolo infernale attraverso cui è necessario passare per giungere infine ad
una palingenesi sospirata.
Un passo dopo l’altro, un immenso
rituale di contro iniziazione si è impossessato dell’umanità, passando per la
definizione di scienza (pseudo-scienza per Guenon) sino al materialismo ed all’incoronazione
dell’individualismo come fattore essenziale per la dissoluzione finale della
nostra epoca.
Apocalittico quindi ma anche
propositivo in un certo senso perché lo sforzo di Guenon è quello di indicare i
mittenti della parodia dissolvente che scorge nelle potenze dell’inframondo,
che tendono così ad attrarre l’umanità verso le loro dimensioni infere,
impedendo un’ascesa felice verso il sopramondo.
Tutto il moderno per Guenon è
essenzialmente contro-iniziatico. E’ quasi impossibile fare eccezioni. La
contraffazione è il tema portante del nostro mondo, la sostituzione è l’opera
compiuta. Tutto è inquinato, contraffatto, parodiato. Il Regno della Quantità è
ormai quasi compiuto.
Come dargli torto? Gli operatori della
dissoluzione sono ovunque. La meccanizzazione è diventata la digitalizzazione
del creato, la scansione ferale con la quale si impedisce al reale di diventare
unità, di vibrare per analogia, ed invece perdersi nel mare della quantità a
scapito della qualità. Ove c’è quantità la qualità scompare per una legge
quasi entropica dell’universo. Dove desideriamo spingerci? L’età del ferro è agli
sgoccioli ormai e da questa immane battaglia nessuno è escluso.
Fa sempre bene richiamare alla mente gli studi di Guenon...che l'eta' ferrigna sia agli sgoccioli invece e' da dubitare...con la nascita simbolica di Gesu" individuiamo il sopraggiunto ispessimento delle tenebre che e' previsto per il tratto maggiormente critico del presente Ciclo, al cui esaurimento mancherebbero ancora diverse (svariate) decine di millenni...su per giu' coincidenti al tempo occorrente al decadimento stesso delle scorie radioattive
RispondiEliminaCi aspettano allora altri secoli di demenza collettiva indotta?
EliminaTra pochi decenni non avremo neanche più la sensazione del male. Tuttto sarà imbrigliato nella rete digitale del nulla.
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