16/07/19

Bibbiano: la punta dell'iceberg


Il danno e la beffa, dopo i sadici educatori, i servili giornalisti

Enrica Perucchietti - Per alcuni eminenti giornalisti ci si è occupati ampiamente (sic.) dell'inchiesta di Bibbiano. Sempre secondo costoro è in atto una sconsiderata campagna di persecuzione contro i carnefici della vicenda: ci sarebbero cioè dei cittadini che starebbero avvelenando i pozzi diffondendo sui social fake news ma soprattutto chiedendo che se ne parli. Tradotto: basta parlare di Bibbiano! Non si deve continuare a scavare nella vicenda. Non si devono portare alla luce dettagli scabrosi che possano delineare quello che lo scandalo di Bibbiano è: la punta dell'iceberg di un sistema malato e criminoso.

Quando il fatto di cronaca serve a vendere giornali o a distrarre le masse, allora puntate in prima serata, plastici della scena del delitto, violazione della privacy e nessuna etica, nessuna pietà. Quando invece il fatto di cronaca conduce all'identificazione di un sistema criminale con un'ideologia ben precisa di fondo, con connivenza di lobby intoccabili, protezioni politiche e altro, allora se ne deve parlare il meno possibile. Perché è rischioso: i cittadini potrebbero capire da che gente infame e senza scrupoli sono governati. E potrebbero iniziare a intuire che dietro la patina di buonismo si cela l'indifferenza del potere che manipola le menti cercando di eterodirigere le masse in modo che diano fastidio il meno possibile.

La diffusione delle fake news viene ovviamente strumentalizzata per silenziare la ricerca della verità. Il potere ha i suoi mastini, moderni psicopoliziotti che si sono improvvisati inquisitori e detentori della verità. Che poi siano i media mainstream a criminalizzare la diffusione di fake news è quantomeno imbarazzante, essendo proprio i media di massa i primi a fare becera propaganda e a diffondere bufale. Ve le ricordate le incubatrici kuwaitiane? La strage di Timisoara? Le armi di distruzione irachene? Le bufale sulla Corea del Nord? Potrei andare avanti all'infinito. Se esistesse il reato di diffusione di panzane, molte redazioni sarebbero vuote. Come scrivevo nei giorni passati, sembra di essere precipitati in un mondo inverso in cui le vittime vengono dimenticate e i carnefici difesi, tutelati, persino giustificati (sono stati tutti abusati da piccoli, scrivono!). Ci sono giornalisti che da anni denunciano il sistema corrotto e ideologicamente perverso che è emerso in queste settimane.

Eppure sono rimasti inascoltati finora. Come quelle famiglie che sono state stravolte e distrutte dalla furia diabolica di menti perverse. Genitori morti di crepacuore, suicidi, bimbi plagiati e cresciuti con la convinzione che mamma e papà non li volessero più vedere. Questo abominio deve essere scandagliato fino in fondo. Non ci può essere pietà per costoro ma soprattutto nessun giornalista che si rispetti può fermarsi di fronte a ciò che sta emergendo. A meno che non sia il burattino di un Sistema che ha il volto di una piovra e i tentacoli ovunque. A meno che non sia una prostituta intellettuale.

5 commenti:

  1. Strano anche che salvini non abbia nemmeno accennato al fatto. Uno che ti vuloe in galera se fumi uno spinello, non si indigna di fronte a demoni del genere? Ritengo che quelli smascherati siano solo i capri espiatori per coprire la schifezza profonda delle istituzioni. Sedute spiritiche di prodiana memoria, cerchi magici della lega, gigli magici, mignotte di berlusconi con tanto di orge e dei fallici, tutto in bella vista alla faccia dei lavoratori votanti. Ma attenzione, se lo fa' il potere significa che anche il popolo e' simile.

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    1. Ma si, è chiaro. Le istituzioni cosiddette democratiche, così come quelle feudali, sono nate apposta per permettere ai loro vertici di agire indisturbati come predatori seriali di esseri umani, preferibilmente di piccola età, ma non solo ...

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    2. Il popolino connivente, vorrebbe ma non può ...

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  2. In relazione alla foto con il manifesto dell-articolo consiglio di vedere il video di "Teoria Gender" di Byoblu.
    Inquietante a dir poco.

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