‘La Pubblicità è Neorealismo Contemporaneo’
C’è un aspetto
ancora più pernicioso della comunicazione di massa stessa: la pubblicità. La
pubblicità, un tempo, era scandita e separata dalla programmazione mentre oggi
assistiamo ad un continuum indistinto: si scivola da un telefilm in uno spot
senza che nessuno (o quasi) se ne accorga. La continuità è evidente, ove tutto
ormai è mera programmazione mentale e degli eventi, la pubblicità spicca per il
suo luminoso realismo.
La pubblicità è il
vero ‘reality show’ mentre tutto il resto è paradossale finzione. La pubblicità
infatti ci narra dei desideri inconfessabili delle masse, profondi, vertiginosi e cupi
ma soprattutto veri. Tutto il resto scivola invece nell'immaginazione, nella pianificazione artificiale,
nella seduzione.
Il possesso e
l’invidia sono le linee guida ed i peccati dei pubblicitari, inseriti all’interno
di una cornice sociale perbenista e mediocremente normalizzata, ove si dipanano
turpi ammiccamenti e bassissimi desideri. Davvero, una fedele rappresentazione
della realtà, che giunge laddove i programmi sedicenti d’inchiesta non riescono
ad arrivare.
E’ ovviamente indecente
osservare una casalinga sorridente lustrarsi i denti oppure indossare lieta un
assorbente, è ignobile dover porre la nostra attenzione ad un maschio
orgoglioso che impugna (con sorriso ebetoide d'ordinanza) il volante della sua estensione
fallica (un’automobile, ossia, una prigione portatile di latta)...
... è estenuante
doversi sorbire una sedicente normalità fatta invero di consuetudini schiaviste
e reiterazioni gestuali date per scontate, deboli reazioni immorali ed assurde
spacciate per ovvie e consuete.
Un’umanità
ingabbiata in quattro o cinque categorie di acquirenti. Un’umanità degradata a
divoratori di materia. Purtroppo (o per fortuna?), sarà la pubblicità
a passare alla Storia, non certo ‘Report’.
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