15/12/19

Il simbolo del Pesce e gli Shardana


Il pesce è un simbolo di fertilità, di abbondanza per il gran numero di uova che produce, della sessualità, della freddezza, dell'indifferenza e della stupidità. Questa specie è posta ai piedi dell'albero del mondo, e si oppone agli uccelli. In molte tradizioni rappresenta delle forze cosmiche; ad esempio, secondo la mitologia giapponese, la terra è un pesce gigante che abita nelle acque del mare. In altre tradizioni il pesce trasporta il sole di notte, e, percorre la sua strada posta nel mare. Il pesce può essere interpretato come l'immagine, della potenza vivificante, dell'acqua avvinghiandosi alla fertilità. D'altra parte, l'acqua è un simbolo del degrado, della distruzione delle forme; e in quest’ambiente, il pesce è l'eroe e rappresenta un carattere ctonio, immagine di chi abita il mondo sotterraneo. In Cina e in India è il simbolo di una nuova nascita, ed era anche utilizzato durante i riti funebri. Nella tradizione ebraica, il pesce è un simbolo di Messia (indicato con la stessa parola). Nel cristianesimo, il pesce è simbolo di Cristo, e la parola "ihtis" è l’acronimo di "Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore".


Gli Shardana sono i cosiddetti “Popolo del mare”, un popolo antico quanto misterioso. Chiamati anche Sher-Dan, ovvero Principi di Dan, oltre che Eracliti dai greci, Tirreni dagli italiani, Corsi in Corsica e Nure in Sardegna. Tutti questi nomi derivano dal fatto che questo popolo era sempre in perenne navigazione, la loro patria era il mare e la Sardegna, la terra dove sono nati ma non ebbero mai un regno vero e proprio, un’impero. Viaggiarono e questo è tutto ciò che si sa di loro. Nei lunghi viaggi lasciarono sempre una sorta di personalissima firma laddove si recarono e possiamo quasi considerare questa una sorta di “conquista”. Egizi, Hittiti, Achei, Filistei, Fenici, Cartaginesi; Anatolia, Siria e Mesopotamia, non esiste popolo che non li abbia incontrati almeno una volta.


Il loro dio era Sandan (Sardan, Sardus) figlio di Eracle, chiamato anche Marduk, Dioniso, Eshum, Visnù, Asclepio, rappresentato sempre con quattro occhi e quattro braccia e con antenne o corna. Il bronzetto più famoso lo rappresenta e ad oggi si trova al museo di Cagliari, ma in realtà è stato ritrovato nell’area archeologica di Teti accompagnato da moltissimi altri bronzetti. La loro divinità superiore a qualsiasi altro dio era la dea “Madre”, la donna che tanto si trova diffusa in Sardegna attraverso migliaia di idoli femminili a volte con braccia aperte, a volte con in braccio un bambino (figura preistorica della Madonna e relativa maternità), la donna come essere superiore unico in grado di procreare e quindi di creare dal nulla la vita.

2 commenti:

  1. Accidenti, che cultura! Un trattato, breve, ma intenso e completo. Sublime. Grazie. Lo copioincollo sul mio bloggettuccio. Chi sa se il pietromelis.blogspot.com che io leggo ti legge. Lui è Sardo, contattalo, magari, se già non siete in corrispondenza, potrete comprendervi ed apprezzarvi. Io sono Vegana [convertita], oltre che Atea e Taoista [rifiuto della competizione] e mi piace imparare. Riflettendo su IHTIS tempo fa, mi resi conto che il suo personaggio fu un grandissimo matematico, oltre Odifreddi. Egli, infatti dividendo, ha moltiplicato sia i pani che i pesci. Da cui 1 diviso 1 fa 1. E' 1 DISTRIBUITO a 1 che FA 1 !
    Buon SOL INVICTUS e Buona Me con TANTO BENESSERE !

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  2. Solo riflessioni tratte dalla rete sui simboli e la loro portata. Chi li utilizza e li impone sa benissimo di cosa stiamo parlando.

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