Greta: gli occhi della dissoluzione

Se l’umanità si lascia irretire da un’azione di bassa propaganda come quella orchestrata utilizzando quella inquietante giovinetta svedese di nome Greta, allora vuol dire che siamo alla frutta. Spostare l’attenzione mondiale verso il nulla, con toni apocalittici, è un’operazione tanto scaltra quanto deleteria e vergognosa.

L’adolescente, figlia di gente dello spettacolo, ricalca e diffonde le cantilene tipiche dello pseudo ambientalismo di matrice nordica, quello di Greenpeace per intendersi. Si tratta di letture limitatissime, se non in cattiva fede, della situazione ambientale e geopolitica del pianeta. Le variabili che insistono sulla biosfera infatti sono tantissime ed è praticamente impossibile valutarne con certezza tutte le interazioni per trarne conclusioni certe.

La CO2 per esempio, additata come il pericolo maggiore, non è un gas serra e quindi non si comprende perché mai la sua limitazione sia diventata il cavallo di battaglia di questi ambientalisti ciechi. Dietro tutto si aggira lo spettro della legalizzazione della geoingegneria, ossia il riconoscimento legalizzato delle scie chimiche e delle operazioni di irradiamento dell’atmosfera per ottenere uno strumento di controllo totale dell’ambiente.

Il controllo è il fine di questa pagliacciata di massa. Noi possiamo solo prendere atto della facilità con cui vengono manipolati i nostri simili. Purtroppo, chi spera in una rinascita coscienziale del genere umano, si dovrà ricredere. Una sollevazione di massa per contrastare le operazioni di avvelenamento clandestino della biosfera diviene quindi un’eventualità irrealizzabile.

Per concludere, vorrei complimentarmi con gli organizzatori occulti di questa pagliacciata. Sono abili, scaltri e conoscono davvero bene l’animo umano.