Quando esce un volume come questo, ci sentiamo spalleggiati, coperti, paradossalmente rincuorati. Ci sono persone che incarnano l'impegno ambientale, quello vero, non compiacente, e che procedono in linea retta, senza abbagli o defezioni. Oltre a l'ovvio invito a comprarne più copie possibile, mi permetto di aggiungere una mia sintetica postilla alla esauriente prefazione degli autori, non avendo ancora avuto il piacere di leggere il volume.
La manipolazione della biosfera è in corso con un dispendio di energie inaudite. E' ovvio che si voglia giungere ad una sorta di resettaggio del concetto stesso di vita sul pianeta Terra. Se i loro progetti avranno successo, diverremo testimoni di una palingenesi artificiale, di un nuovo stato esistenziale di cui temiamo l'avvento perché lo percepiamo come fortemente limitante dei nostri già esigui spazi di libertà.
Tutti noi siamo, più o meno consapevolmente, collaboratori del sistema. Potremmo e dovremmo agire altrimenti, vivere in contesti più puri possibile con un obiettivo esistenziale diverso e collaborativo. Acquisire informazioni e diffonderle quindi è un compito difficile ma indispensabile per realizzare quella spinta interiore che ci renda in grado di alzare la testa, modificare la percezione, agire altrimenti.
Dal mio esiguo impegno contro la geo-ingegneria clandestina, ormai pluridecennale, ho compreso come la manipolazione della biosfera viaggi su più livelli contemporaneamente. Nanoparticolato dall'alto, radioonde dal basso, delocalizzazioni produttive, deportazioni massive, terapie farmaceutiche forzate (vaccinazioni obbligatorie), avvelenamento sistematico dell'acqua e del cibo...
Da non sottovalutare infine l'enorme impatto che hanno le operazioni di propaganda, indispensabili per agire nell'ombra e mantenere in piedi la grande finzione che tutti ci cattura, quel paese dei balocchi (sempre più amari) in cui ci fanno condurre le nostre esistenze terrene.
Da non sottovalutare infine l'enorme impatto che hanno le operazioni di propaganda, indispensabili per agire nell'ombra e mantenere in piedi la grande finzione che tutti ci cattura, quel paese dei balocchi (sempre più amari) in cui ci fanno condurre le nostre esistenze terrene.
Non so davvero perché ma una sorta di ottimismo mi ha sempre accompagnato. Siamo nel bel mezzo del rimestamento malefico, al centro del calderone dello stregone, eppure una via d'uscita è sempre presente e forse molto più vicina di quanto pensiamo. Occorre trovarla, utilizzarla, rivelarla. Buona lettura a tutti quindi e ... restiamo uniti, attenti, umani.
Ottimismo, o speranza che rimane sino alla fine? Per il resto condivido tutto, Ghigo, specialmente l'asserzione finale! ;)
RispondiEliminaIl mio ottimismo è davvero insiegabile anche a me stesso! ;)
Elimina