silenziefalsità - L’Ong olandese Sea Watch da chi è controllata? Quanti
soldi prende dall’UE? A chi vanno i soldi pubblici che prende dalla Commissione
UE? Come mai la ONG Sea Watch si accanisce contro l’Italia? Poteva per esempio
portare i migranti a Malta oppure a Marsiglia. Perché continua a portarli in
Italia?
Ciò ormai avviene da troppo tempo per non destare
sospetti che dietro il tutto ci sia un piano organizzato che viene sempre più
perfezionato. Con l’ultima vicenda di queste ore il sospetto lascia parecchio
spazio alla certezza. Vediamo la prima fase in cui la Sea Watch acquisisce le
prime informazioni sui migranti. Non si capisce dove va a prendere i migranti (a poche miglia dalle coste libiche) né
come fa a trovarli: ha informazioni particolarmente dettagliate dagli scafisti?
Oppure al momento della partenza vengono forniti ai migranti (e da chi?) i
numeri telefonici della Sea Watch per informarne l’equipaggio della partenza e
della rotta iniziale così da intervenire tempestivamente?
Come mai, per lo meno ultimamente, i migranti presi a
bordo sono sempre in numero tra i 40 e i 50? I migranti sembra che vengano
costretti dagli scafisti a salire sui gommoni anche in caso di tempo pessimo.
Come mai? A loro dei migranti non gliene frega nulla, i soldi li hanno già
incassati, ma se i migranti si rendessero conto che vanno incontro a morte
sicura, sicuramente quelli tra i migranti a rischiare il viaggio sarebbero
molti di meno.
Quindi quando gli scafisti fanno salire a forza i
migranti nonostante il maltempo assolutamente lo sconsigli (spesso anche sotto
minaccia armata) è ragionevole pensare che possiedano informazioni per cui le
probabilità di successo che una nave delle ONG, nel caso della Sea Watch, sia
in grado di prenderli a bordo, siano accettabili. In quel caso è presumibile
che i gommoni avranno un numero di migranti tra i 40 e i 50, tanti quanti ne
possono contenere le navi delle ONG, nel nostro caso specifico della Sea Watch.
Inoltre partire in condizioni di mal tempo presenta
il vantaggio di poter ricattare con più efficacia le autorità del luogo di
destinazione dove hanno puntato per lo sbarco. Infatti, venendo alla gestione
da parte della ONG della fase in cui i migranti si trovano a bordo, inizia la
pianificazione della campagna di comunicazione, un vero e proprio marketing
politico. Vien fatto vedere il mare in tempesta, contemporaneamente partono
filmati e foto di persone infreddolite, inzuppate e fradice ai media amici che
le diffondono, così da creare il perfetto mainstream mediatico fintamente
pietoso, perché non gliene frega nulla, per esercitare pressioni sul governo
per farli attraccare e sbarcare.
Ecco che i media amici delle ONG, nel caso della Sea
Watch, oltre a diffondere foto e filmati volutamente fatti per suscitare emozioni
di pietà e di sdegno, cominciano il solito collaudato copione di riportare le
interviste dei vari Saviano, Cacciari, Orlando, De Magistris saccenti e spocchiosi. Oppure dei vari Governatori regionali, sindaci,
parroci, vescovi, intellettuali ‘à la carte’, che si prestano di buon grado a
essere usati per scopi politici e in cambio hanno i loro 30 secondi di
notorietà e da riscuotere un credito di benemerenza. Oppure ancora di politici,
deputati, senatori o altro, in cerca di interviste, che si prestano a far
presenti posizioni in contrasto con quelle della propria parte politica. Mai però che costoro accolgano i 'migranti' nelle loro nutrite proprietà immobiliari!
Quindi, a questo punto, il circo mediatico così
congegnato non verrà spento fino a quando non verrà ottenuto l’effetto politico
per cui è stato pianificato il media mainstream, e cioè che i migranti vengano
fatti sbarcare, e così riportare una ‘vittoria politico-mediatica’ in cui i
migranti sono semplice strumento né più né meno che come lo sono per gli
scafisti: ognuno, scafisti, ONG, media e personaggi di contorno, li usa per i
suoi scopi e per i suoi interessi, ma nessuno li guarda e rispetta come
persone. Infatti vediamo chi guadagna cosa da questo indegno mercimonio.
Gli scafisti si sa che si fanno pagare un sacco di
soldi per una traversata i cui costi sono minimali per loro: insomma
un’attività ‘economica’ ad altissima redditività, forse anche più dello smercio
della droga, in cui ci sono di mezzo vite molte vite umane che perderanno la
propria vita a causa loro. I media si portano a casa i risultati dell’offensiva
mediatica che si erano prefissi i loro proprietari, i vari Berlusconi, Cairo,
De Benedetti, ecc. Le ONG ottengono il guadagno politico che si prefiggono i
loro proprietari. Per esempio uno di questi è Soros, il filibustiere che,
speculando anni fa sulla nostra moneta, ha inguaiato il nostro Paese. Lui si
presenta come filantropo, ma in effetti è uno squalo tra i peggiori. La sua
‘filantropia’ è solo funzionale ai suoi affari.
Ma le ONG sono anche un centro di affari per nulla
trasparente, come riconosciuto dalla Corte dei Conti Europea. Come
riportato in questo documento a pag 5, negli ‘aiuti umanitari e gli aiuti allo
sviluppo, l’ambiente, la ricerca e innovazione, le ONG aiutano la Commissione a
ideare, attuare e monitorare i programmi dell’UE. Si stima che nel periodo
2014-2017 la Commissione abbia impegnato 11,3 miliardi di euro affidandone
l’esecuzione ad ONG.’ Ma il problema vero è la trasparenza: a chi vanno in
ultima istanza i soldi? Come vengono spesi? A tal proposito nel documento,
sempre a pag. 5, si trova scritto: ‘La Corte ha concluso che la Commissione non
è stata sufficientemente trasparente circa l’esecuzione dei fondi dell’UE da
parte di ONG.
Essendo l’assegnazione dello status di ONG nel
sistema contabile della Commissione basata su autodichiarazioni, ed essendo i
controlli effettuati dalla Commissione limitati, la classificazione di
un’entità come ONG risulta inattendibile.’ Basti sapere, per farsi un’idea, che
le ONG operanti nell’immigrazione hanno ricevuto dalla Commissione UE, nella
sola annualità 2015, circa 48 milioni di euro. Non sappiamo come questi soldi
vengono spesi. Non conosciamo quali siano gli stipendi riconosciuti a chi vi
lavora. Non conosciamo chi siano i loro fornitori. Non veniamo informati su
quali siano i criteri di scelta per gli appalti, non sappiamo neanche se li
fanno o se li danno in affidamento diretto senza gara. Insomma buio peso sulla
destinazione finale dei soldi pubblici europei, di cui una buona parte sono
anche nostri. Quindi è più che legittima questa domanda: come si può accertare
che i gestori delle ONG siano in buona fede, non potendo fare
adeguati controlli, previsti dalla Corte dei Conti UE?
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