26/01/19

Cos'è realmente una ONG come la Sea-Watch?


silenziefalsità - L’Ong olandese Sea Watch da chi è controllata? Quanti soldi prende dall’UE? A chi vanno i soldi pubblici che prende dalla Commissione UE? Come mai la ONG Sea Watch si accanisce contro l’Italia? Poteva per esempio portare i migranti a Malta oppure a Marsiglia. Perché continua a portarli in Italia?

Ciò ormai avviene da troppo tempo per non destare sospetti che dietro il tutto ci sia un piano organizzato che viene sempre più perfezionato. Con l’ultima vicenda di queste ore il sospetto lascia parecchio spazio alla certezza. Vediamo la prima fase in cui la Sea Watch acquisisce le prime informazioni sui migranti. Non si capisce dove va a prendere i migranti (a poche miglia dalle coste libiche) né come fa a trovarli: ha informazioni particolarmente dettagliate dagli scafisti? Oppure al momento della partenza vengono forniti ai migranti (e da chi?) i numeri telefonici della Sea Watch per informarne l’equipaggio della partenza e della rotta iniziale così da intervenire tempestivamente?

Come mai, per lo meno ultimamente, i migranti presi a bordo sono sempre in numero tra i 40 e i 50? I migranti sembra che vengano costretti dagli scafisti a salire sui gommoni anche in caso di tempo pessimo. Come mai? A loro dei migranti non gliene frega nulla, i soldi li hanno già incassati, ma se i migranti si rendessero conto che vanno incontro a morte sicura, sicuramente quelli tra i migranti a rischiare il viaggio sarebbero molti di meno.

Quindi quando gli scafisti fanno salire a forza i migranti nonostante il maltempo assolutamente lo sconsigli (spesso anche sotto minaccia armata) è ragionevole pensare che possiedano informazioni per cui le probabilità di successo che una nave delle ONG, nel caso della Sea Watch, sia in grado di prenderli a bordo, siano accettabili. In quel caso è presumibile che i gommoni avranno un numero di migranti tra i 40 e i 50, tanti quanti ne possono contenere le navi delle ONG, nel nostro caso specifico della Sea Watch.

Inoltre partire in condizioni di mal tempo presenta il vantaggio di poter ricattare con più efficacia le autorità del luogo di destinazione dove hanno puntato per lo sbarco. Infatti, venendo alla gestione da parte della ONG della fase in cui i migranti si trovano a bordo, inizia la pianificazione della campagna di comunicazione, un vero e proprio marketing politico. Vien fatto vedere il mare in tempesta, contemporaneamente partono filmati e foto di persone infreddolite, inzuppate e fradice ai media amici che le diffondono, così da creare il perfetto mainstream mediatico fintamente pietoso, perché non gliene frega nulla, per esercitare pressioni sul governo per farli attraccare e sbarcare.


Ecco che i media amici delle ONG, nel caso della Sea Watch, oltre a diffondere foto e filmati volutamente fatti per suscitare emozioni di pietà e di sdegno, cominciano il solito collaudato copione di riportare le interviste dei vari Saviano, Cacciari, Orlando, De Magistris saccenti e spocchiosi. Oppure dei vari Governatori regionali, sindaci, parroci, vescovi, intellettuali ‘à la carte’, che si prestano di buon grado a essere usati per scopi politici e in cambio hanno i loro 30 secondi di notorietà e da riscuotere un credito di benemerenza. Oppure ancora di politici, deputati, senatori o altro, in cerca di interviste, che si prestano a far presenti posizioni in contrasto con quelle della propria parte politica. Mai però che costoro accolgano i 'migranti' nelle loro nutrite proprietà immobiliari!

Quindi, a questo punto, il circo mediatico così congegnato non verrà spento fino a quando non verrà ottenuto l’effetto politico per cui è stato pianificato il media mainstream, e cioè che i migranti vengano fatti sbarcare, e così riportare una ‘vittoria politico-mediatica’ in cui i migranti sono semplice strumento né più né meno che come lo sono per gli scafisti: ognuno, scafisti, ONG, media e personaggi di contorno, li usa per i suoi scopi e per i suoi interessi, ma nessuno li guarda e rispetta come persone. Infatti vediamo chi guadagna cosa da questo indegno mercimonio.

Gli scafisti si sa che si fanno pagare un sacco di soldi per una traversata i cui costi sono minimali per loro: insomma un’attività ‘economica’ ad altissima redditività, forse anche più dello smercio della droga, in cui ci sono di mezzo vite molte vite umane che perderanno la propria vita a causa loro. I media si portano a casa i risultati dell’offensiva mediatica che si erano prefissi i loro proprietari, i vari Berlusconi, Cairo, De Benedetti, ecc. Le ONG ottengono il guadagno politico che si prefiggono i loro proprietari. Per esempio uno di questi è Soros, il filibustiere che, speculando anni fa sulla nostra moneta, ha inguaiato il nostro Paese. Lui si presenta come filantropo, ma in effetti è uno squalo tra i peggiori. La sua ‘filantropia’ è solo funzionale ai suoi affari.

Ma le ONG sono anche un centro di affari per nulla trasparente, come riconosciuto dalla Corte dei Conti Europea. Come riportato in questo documento a pag 5, negli ‘aiuti umanitari e gli aiuti allo sviluppo, l’ambiente, la ricerca e innovazione, le ONG aiutano la Commissione a ideare, attuare e monitorare i programmi dell’UE. Si stima che nel periodo 2014-2017 la Commissione abbia impegnato 11,3 miliardi di euro affidandone l’esecuzione ad ONG.’ Ma il problema vero è la trasparenza: a chi vanno in ultima istanza i soldi? Come vengono spesi? A tal proposito nel documento, sempre a pag. 5, si trova scritto: ‘La Corte ha concluso che la Commissione non è stata sufficientemente trasparente circa l’esecuzione dei fondi dell’UE da parte di ONG.

Essendo l’assegnazione dello status di ONG nel sistema contabile della Commissione basata su autodichiarazioni, ed essendo i controlli effettuati dalla Commissione limitati, la classificazione di un’entità come ONG risulta inattendibile.’ Basti sapere, per farsi un’idea, che le ONG operanti nell’immigrazione hanno ricevuto dalla Commissione UE, nella sola annualità 2015, circa 48 milioni di euro. Non sappiamo come questi soldi vengono spesi. Non conosciamo quali siano gli stipendi riconosciuti a chi vi lavora. Non conosciamo chi siano i loro fornitori. Non veniamo informati su quali siano i criteri di scelta per gli appalti, non sappiamo neanche se li fanno o se li danno in affidamento diretto senza gara. Insomma buio peso sulla destinazione finale dei soldi pubblici europei, di cui una buona parte sono anche nostri. Quindi è più che legittima questa domanda: come si può accertare che i gestori delle ONG siano in buona fede, non potendo fare adeguati controlli, previsti dalla Corte dei Conti UE?

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