Guardiamoci
intorno. Lavoro, pensione, viaggi e pseudo comodità. Cucina, vini e godimenti
effimeri, bagni e sogni, in una frenesia di consumo in cui si diluisce la vita.
Se ne divora il senso, non senza compiacimento. Un coprire affannato e, questo sì
disperato, dell’imperativo a conoscere, a svelare l’enigma.
La maggioranza
insiste. È straconvinta di vivere comunque nel mondo migliore possibile. Tutto
è chiaro ai lumi dello scientismo di governo. Tutto raggiungibile ma, guarda
caso, non raggiunto. Il progresso è li a pochi metri ma appena si pensa
di averlo raggiunto sfugge di nuovo a pochi centimetri da noi e così via,
millimetri, nanometri.
Energia, gadgets,
ammennicoli, palestra e yoga, cinema e smartphone. Cena e jogging, vino e
contumelie. Piumino e piedino, affanno. Un affanno esistenziale ci permea,
noncurante. Tutto è stimolo e risposta, nulla è riflessione ed indagine. Ferina
è la normalità, auspicabile la volgarità. Ridere ma non sorridere, consumare,
non osservare.
Più che guardare, noi consumiamo la realtà come fa Superman. Ci
crediamo immortali, perfettibili ma avviati alla perfezione, ed invece siamo solo
sgorbi e detrattori. Uomini silenti ma chiassosi. La palestra è il luogo di questa moderna perdizione, un purgatorio di energie perdute, un affanno che si disperde come alito nella nebbia.
"Tutto è stimolo e risposta, nulla è riflessione ed indagine"
RispondiEliminaEfficace sintesi. Grazie.
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