Esiste uno stile di
vita imposto nel mondo occidentale? Senz’altro. E’ ben rappresentato in estrema
sintesi dalla pubblicità. Si tratta di un’esistenza incartata
da un insieme di fattori, di cui quello economico rappresenta il substrato
comune. Un’esistenza mercificata quindi, in cui tutto ha un prezzo e tutto
occorre pagare.
Questo stereotipo
esistenziale comporta un’infanzia costretta sui banchi di qualche istituto per l’opportuna manipolazione mentale, prosegue con improbabili incarichi impiegatizi per poi
assicurare il cosiddetto residuo tempo libero a futili e dannose occupazioni come gli
sport meccanizzati oppure i viaggi automatizzati.
Il tutto deve
essere accompagnato da un imperioso sovrappensiero, un pensiero debolissimo
interdetto alla profondità. Le interazioni con gli altri esseri umani dovranno
necessariamente essere ridotte al minimo. Da preferirsi le riflessioni
calcistiche oppure sul teatrino politico. Non è da escludersi una sessualità
compulsiva, da svolgersi in format preconfigurati.
I momenti
importanti non saranno quelli reali ma quelli imposti come esami, sacramenti,
promozioni, feste comandate … etc. etc. … in questo
quadretto, in cui quasi tutti gli umani vivono, non c’è spazio per la
profondità e neppure per l’acuirsi della sensibilità. Occorre reagire ad uno
stimolo in un modo prefissato. Tutto il resto è considerato difformità, malattia,
eccezione.
Ecco spiegato il
successo delle soap opera o dei reality. Sono le riproposizioni sintetiche degli
stereotipi per indurre un riconoscimento rassicurante.
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