Stefano Filippi - Franco Prodi, 78 anni, è uno dei massimi studiosi italiani di fisica dell'atmosfera. Ha
fatto ricerche negli Usa, è stato docente universitario, ha diretto l'Istituto di scienze dell'atmosfera del Cnr, ha coordinato un progetto
europeo sulla previsione delle alluvioni. Per decenni autorità
indiscussa in campo internazionale, finché non ha messo in discussione i
luoghi comuni sui cambiamenti climatici: da allora buona parte del
mondo scientifico e mediatico gli ha applicato un marchio di infamia
bollandolo come «negazionista».
Perché non si unisce al coro catastrofista? «Gli
allarmi non sono basati su dati scientifici. All' origine della
mobilitazione internazionale c'è un organismo creato dall' Onu nel
1988, l' Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico)». Non è attendibile? «Ne
fanno parte scienziati, ma anche agronomi, economisti e altre figure. I
componenti sono oltre 1.500. Molti lo ritengono la sede della ricerca
scientifica sul clima». Non è così? «È
un forum i cui membri non vengono nominati da università o centri di
ricerca, ma dai governi. La scienza procede con altri metodi, pubblica
su riviste specializzate, ha revisori internazionali, eccetera».
I pronunciamenti Onu non vanno considerati pronunciamenti scientifici: dice questo? «Esatto. Si parla di proiezioni catastrofiste e si premette: "Lo dice la scienza". Sbagliato, bisognerebbe precisare: "Lo dice l'IPCC"». Lei critica soltanto l' impostazione di metodo o anche i contenuti dei report dell' Onu? «L'Ipcc, dove comunque sono presenti anche scienziati di valore, ragiona
in base a modelli matematici derivati dai Gcm, cioè i Global circulation
model, che risalgono agli anni Novanta e nel tempo si sono evoluti. I
primi si limitavano a considerare la sola circolazione atmosferica,
successivamente sono stati aggiunti fattori come la superficie degli
oceani, la vegetazione, le trasformazioni chimiche e molto altro. Da
fisico delle nubi, sono andato a verificare come questi modelli simulano
le nubi».
E che cosa ha scoperto? «Che
esse vengono trattate in modo molto rozzo. Considerano solo gli strati e
non la forma tridimensionale, non c' è l'equazione di trasferimento
della radiazione atmosferica dentro le nubi, mancano altri elementi. I
risultati di questi modelli vanno valutati con molta cautela». Conclusioni sbagliate? «Non
sono modelli raffinati al punto da parametrizzare fattori importanti.
Parlo dal mio punto di vista di geofisico, gli altri colleghi diranno la
loro: la climatologia è fatta dalla convergenza di molte discipline. Ma
un trattamento così grossolano riservato alla fisica delle nubi pone
molti dubbi». Perché? «La
climatologia considera gli elementi che vengono dal Sole, quelli che
provengono dalla Terra e l' interazione con i gas cosiddetti serra come
l' anidride carbonica, ma anche il vapore d' acqua, l' ozono, il metano,
e altri. C' è l' interazione con le particelle sospese e poi ci sono le
nubi. I fotoni solari arrivano anche sulla sommità delle nubi; alcuni
vengono riflessi, altri entrano nelle nubi».
E infine arrivano sulla superficie terrestre. «La
quale a sua volta emette calore, come ogni corpo. Anche i fotoni
terrestri interagiscono con i gas e con la base delle nubi; alcuni
escono verso lo spazio esterno. Questo complesso di fattori, molto
difficile da calcolare, mi induce, da scienziato, a raccomandare cautela
sul catastrofismo climatico». Lei è accusato di essere un negazionista. «Alcuni miei detrattori non hanno nemmeno una laurea specifica in materia, figuriamoci. Non mi faccia fare nomi». Parla di Luca Mercalli, climatologo «no Tav»? «Sono
accuse assurde. Io non dico che non ci siano cambiamenti nel clima, e
neppure che l' uomo ne sia estraneo. La mia affermazione è un' altra: la
scienza non è arrivata a quantificare l' effetto antropico rispetto
agli effetti naturali sul clima».
Quali sono gli effetti naturali? «Fondamentalmente
due: la componente astronomica e quella astrofisica. Le radiazioni
solari non sono costanti: si potrebbe parlare per ore della variabilità
del Sole, delle macchie solari, delle particelle elementari che
interagiscono con il campo magnetico terrestre. Questo
lo chiamiamo effetto astrofisico. Tra gli elementi astronomici vanno
considerati gli effetti gravitazionali dei pianeti del sistema solare,
la variazione dell' orbita ellittica, l'inclinazione dell' asse
terrestre sul piano dell' eclittica. Senza contare altri fenomeni: nel
1816, per esempio, non ci fu estate in tutto il pianeta a causa delle
emissioni nella stratosfera del vulcano indonesiano di Tambora».
E l'intervento umano? «È
avvertibile soprattutto dopo l' invenzione della macchina a vapore, a
fine Settecento, quando l'uomo industriale comincia a usare i
combustibili fossili in modo massiccio: carbone, petrolio, gas naturale,
nucleare. Da fisico delle nubi, rilevo la formazione di goccioline e
cristalli su particelle originate da processi industriali, riscaldamenti
domestici, traffico veicolare che influiscono anche sulla microfisica
delle nubi». Quindi l'uomo ha le sue responsabilità. «Certo.
Ma da qui a dire che l'azione umana rappresenta il 95% delle cause dei
cambiamenti climatici, come sostiene l'IPCC, ce ne corre. C' è un'
alterazione, ma l'effetto antropico non è quantificabile rispetto all'
aspetto astrofisico e a quello astronomico, che non si vede perché
dovrebbero spegnersi».
Bisogna intervenire per proteggere la Terra? «Certo, senza allarmi inutili sul cambiamento climatico ma insistendo sul fatto che questo pianeta è l' unico che abbiamo». Come spiega l'enfasi mediatica sul riscaldamento globale? Lobby industriali che devono piazzare nuove tecnologie? «Sento che vengono fatte tante ipotesi, ma non voglio entrare in campi non miei». Da scienziato è preoccupato di questa confusione? «Sono
sgomento. Greta va bene, come la sollecitazione sull' ambiente
planetario: il degrado degli ecosistemi, la qualità dell' aria e dei
terreni, la quantità di metalli pesanti nei mari. Questo lo capisco, non
che gli scienziati inseguano una ragazzina di 16 anni. Ne prendo atto,
ma mi stupisco che il mondo si faccia influenzare in questo modo». (segue...)
sarebbe interessante un parere del prof. Prodi sulle scie chimiche, ma evidentemente i media (ma si potrebbe usare il singolare) non reputano l'argomento degno d'attenzione e quindi i "massimi studiosi" non si sentono chiamati in causa. L'argomento climatico, oltre che per introdurre nuove tasse serve a catalizzare la cosiddetta "dialettica democratica" sui soliti argomenti futili e inconcludenti. Questo mentre ci spolpano vivi.
RispondiEliminaFranco Prodi è un negazionista. Spero che, uscendo dal suo studio, possa osservare meglio il cielo. Un passo alla volta ... diamogli tempo.
EliminaConcordo anonimo .E' tutto ridicolo. Questo prodi e' un finto intelligente?? Come mai non parla di geoingegneria???
RispondiEliminaAlla fine a me sembra che chiunque abbia una certa rilevanza mediatica debba, per forza di cose, incrementare nelle persone una generalizzata distorsione percettiva o, ugualmente, rendere in ogni caso maggiormente fonda la disattenzione del cosiddetto uomo medio sui temi maggiormente significativi che ora stanno riconfigurando l'ecosistema
RispondiEliminaAlla fine in pochi comprendiamo che stiamo vivendo nella piu' assolutista delle dittature
Questo odierno e' il perfezionamento estremo dei totalitarismi passati, che furono radicati a forme suggestive di fatto incapaci di disattivare l'interiorita' delle persone con la stessa efficacia che oggi dimostra di avere la rete dei social
Eventi come il nefasto Jovabeach, per esempio, costituiscono a tutti gli effetti una delle forme con le quali attraverso i propri giullari di corte l'attuale Quinto Reich celebra il successo della nuova propaganda sulla massa completamente inebetita
Al momento non vi sono indizi per una inversione di tendenza, anzi
La maggioranza accetta scie chimiche e tutto il resto. Accetterà il 5G e il taglio degli alberi. Tutto. Non c'è niente da fare.
EliminaMi sembra di non riuscire a scrivere un pensiero di senso compiuto
RispondiEliminaNo non possiamo fare nulla
A livello esteriore la consumazione contaminante sta compiendo la sua opera
Dovremmo solo provare a infondere un senso maggiormente compiuto a questo tragico sviamento di senso epocale
Questa realta' (l'intero universo) origina da una fenomenale distorsione.
Noi potremmo e dovremmo ottenere un minimo di fondamento esistenziale anche trovandoci immersi nella presente dissoluzione
Secondo l'antica Gnosi, la causa della distorsione e' concepibile individuarla in un piano intermedio della sovra-realta' e, dunque, in uno spazio per lo piu' indefinito, ma ugualmente appena intuibile, dove agiscono le prime intelligenze differenti per addensamento vibratorio dalla nostra dimensione terrena, la quale, in definitiva, sappiamo essere solo il simulacro di cognizioni simboliche maggiormente profonde ed espanse
Come annota Ezio Albrile nel suo testo il Labirinto di Ermete: (dilemmi gnostici sulla liberta' e la salvezza) l'impotenza della persona di afferrare il senso dello stare presenti, la sua sostanziale incapacita' di comprendere i motivi profondi del proprio relegamento a questa vita genera un sentimento propriamente crepuscolare e di grave nostalgia per la luce che si estingue
Alla fine l'allarme seppur motivato per il 5G e' la preoccupazione degli animi maggiormente sensibili per l'imminente affermazione di un differente principio tenebroso
Ma della geoingegneria tutti i media tacciono
Noi patiamo l'antichissimo terrore di essere definitivamente sopraffatti dalla non luce, annichiliti dalla Tenebra del mondo
Nella dimensione ipnotica in cui viviamo, il controllo dell'individuo da millenni e' basato su tre punti cardine della distorsione percettiva e sono rispettivamente: LIMITAZIONE - DIPENDENZA - ASSUEFAZIONE
La composita persuasione subliminale della propaganda e della pubblicita' ha solo amplificato a una dimensione aberrante tale principio persuasivo vertendo sulla loro reiterazione capillare continua
La nostra impotenza, pertanto, dovrebbe divenire un vantaggio o un puro principio elettivo
Altre vie in fondo al tunnel della presente Eta' non ci sono
Provare di rettificare questa intima deformita' impiantata sull'identita' volgare e' il dovere di ogni coscienza consapevole, rispetto alla quale lo stesso 5G o l'inquinamento tutto diverrebbero quasi alibi distraenti
Ormai saremmo ai metaforici sgoccioli della storia cosi' come la concepiamo
Tanto non si puo' riuscire in una sola vita a sconfiggere in noi l'innesto funesto dell'ego, ma rimandare continuamente significa anche realizzare in se' l'impossibilita' di sottrarsi ad un tormento infero che e' inestinguibile in questa dimensione quanto nell'altra ad essa coeva
Non ci rimane che muovere l'intenzione verso la realta' ignota del BENE SUPREMO, tanto fuori il mondo sta letteralmente bruciando, e, nondimeno, in questa grave pastoia indifferenziata ancora dovremo affondare per un buon tratto di cammino, ma almeno cosi' sapremo in quale direzione muovere i rimanenti passi