Trovo le riflessioni di Jon Rappoport al tempo stesso
semplici ed illuminanti. Non si tratta del ‘pensiero positivo’ della new age oppure
di una via facile per il ‘successo’ terreno ma della semplice riscoperta di se
stessi e del potere creativo proprio a ciascun individuo. Non si tratta di un potere ‘commerciabile’
e neppure quantificabile. Si tratta essenzialmente di libertà dalle
imposizioni, di fuga dalle operazioni di controllo mentale in atto sin dall’alba
della vita associativa umana. Spero che tali riflessioni siano utili spunti di
riflessione per tutti in questo senso.
Riflessioni dal Sottosuolo - Jon Rappoport
Vecchi pensieri coincidono con vecchi spazi. Perché il
pensiero accade nello spazio. Trascinare vecchi spazi porta all’esaurimento
dell’energia. L’energia vitale della mente cerca in continuazione nuovi spazi.
Il Controllo Mentale è un metodo per installare vecchi
spazi. Produce l’effetto di stare in un museo cercando un quadro, un quadro che
non puoi osservare.
La mente creativa possiede il potenziale di un numero
infinito di nuovi spazi.
Molte persone divengono inquiete quando scoprono che
milioni di individui che pensano alla stessa cosa possono produrre cambiamenti
nei campi di energia, nella distribuzione della materia. Ma questo è il modo
con il quale il pensiero lavora. Ancora più inquietante è l’effetto di un
individuo che crea una nuova realtà. Il pensiero collettivo e la creazione, a
lungo andare, frenano la forza vitale individuale. Ciò è quanto la gente non
vuole sapere di solito. Loro desiderano solo una matrix collettiva per
rimpiazzarne un’altra.
Le religioni tradizionali organizzate definiscono tutte
stati mentali e tentano di imporli a tutti. La moderna versione di tutto ciò è rappresentata
dalla psichiatria. Più tieni le distanze con la psichiatria e più ti accorgi
che è solo un altro sistema di produzione di mappe mentali, il cui obiettivo è
il controllo.
L’impulso creativo individuale non è definibile come ‘una
lista della spesa’. L’impulso creativo è un cavallo senza briglie. E’ libero,
aperto, selvaggio. L’energia che rilascia è spontanea. Non il prodotto di una
società o di una collettività.
Tutte le civiltà tendono ad organizzarsi in una serie di
sistemi interconnessi. L’individuo non è un sistema interconnesso.
Ciò che la maggior parte delle persone immagina sia il Tibet
è la cultura prodotta da una teocrazia. La storia segreta di quel paese, la sua
storia primigenia, non possedeva un clero organizzato. Studenti e docenti erano
devoti a scoprire il potere dell’immaginazione. Non possedevano una cosmologia
organizzata. Avevano solo il desiderio profondo di diventare artisti della
realtà. Inventori di realtà nel più ampio dei significati. Non vivevano di una
spiritualità collettiva.
Oggigiorno, nei movimenti spirituali, nelle accademie,
nella politica, possiamo osservare una decisa ascesa di un collettivismo
spirituale organizzato, una cosmologia collettiva. Questa è propaganda e
controllo mentale. Fiorisce su coloro che hanno abbandonato l’idea dell’individualità.
Il paranormale? La telepatia, la visione anticipata, la
visione remota, la telecinesi? Queste esperienze e capacità discendono dall’immaginazione
individuale. Non accadono perché ‘ogni cosa è connessa con le altre’. L’universo
non dona all’immaginazione il permesso di uscire ed agire.
I cosiddetti valori spirituali sono capovolti. Essi
assicurano la supremazia del gruppo sull’individuo. Instillano la limitazione
dell’individuo. Costruiscono una visione falsa dell’universo, con la quale
depistano ciò che l’individuo può fare. Mettono in prima fila ciò che è in
ultima.
Il mio lavoro autoreferenziale consiste nel rimuovere le montagne
di ciarpame dall’immaginazione individuale e quindi dire: Eccola l’immaginazione,
il potere creativo, la forza vitale. Ecco il modo di esercitarla, espanderla,
muoversi con essa in direzioni illimitate e scelte da te stesso. Sei tu. Non lo
Stato oppure il Gruppo o qualsiasi organizzazione del Sistema. Sei tu.
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