Questo
sopra è un intenso ritratto di giovin signore eseguito da Lorenzo Lotto intorno
al 1508. L’uomo si mostra dinnanzi ad un paravento bianco mentre all’indietro di
questi la densa oscurità è appena calmierata da una lucerna ad olio e dalla sua
debole fiammella. La giovane età del soggetto conduce a riflettere sulla
brevità della vita terrena e sulla sua contingenza illusoria che altro non è se
non il lieve paravento ondeggiante. La parte più concreta del dipinto invece si
intravvede appena ma incombe su tutto: la densa ombra oscura che sembra come circondare
la fugace luce di questa fiera giovinezza. La luce tremula nell’oscurità è quindi la
vera costante del quadro mentre il resto è destinato a mutare e, sembra, in
fretta. Le vesti scure del giovane lasciano poi intendere come la coltre nera
ed immota di quell’aldilà apparentemente lontano sia in realtà già presente ed
incombente nel divenire presente.
Questo
sentire intenso ed apparentemente disperante è un tema ricorrente nelle opere
dei grandi artisti. Alla consapevolezza della inanità delle cose terrene
corrisponde però la certezza di un flusso coscienziale eterno, fine intimo del
loro operare. L’opera stessa è un oggetto terreno e quindi evanescente e
deteriorabile eppure l’artista continua a dedicargli la sua esistenza.
L’opera
stessa poi diviene per tutti prova tangibile dell’eternità del sentire umano,
della sua incorruttibilità e trasferibilità in ogni dove ed in ogni tempo.
Credo
che l’enorme pressione contemporanea alla meccanicizzazione delle esperienze
umane ed alla trasfigurazione sintetica della nostra coscienza si dovrà
scontrare prima o poi con il nocciolo duro del mondo immaginifico e creativo
degli esseri umani. La guerra sarà epocale, senza esclusioni di colpi. Sappiamo
già però chi sarà il vincitore grazie a Lorenzo Lotto ed a chi, come lui, ha
deciso di dedicare la sua breve vita a questa futura ma importante vittoria.
Senza
le loro parole colorate saremmo molto più sguarniti oggi. Ecco il senso
profondo degli atti creativi: un dono consegnato per un'eredità collettiva. Una
difesa profondissima che il genere umano pone in atto da sempre, sulle pareti
grezze di una umida grotta oppure (in forma però assai compromessa e diluita) sulle
evanescenti luci led di uno schermo digitale. Grazie quindi, lo dico senza
retorica perché consapevole e sorpreso di quanto inaspettatamente ed
immeritatamente ricevuto.
ammirevole questa tua riflessione...che dire...aderisco a tutto questo…vorrò svanire assorbito in questo enigma
RispondiEliminaUn saluto
Grazie Giovanni, non 'svanire' però! L'enigma in fondo è proprio ciò che ci ravviva.
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