24/02/15

Eredità Inaspettata


 
Questo sopra è un intenso ritratto di giovin signore eseguito da Lorenzo Lotto intorno al 1508. L’uomo si mostra dinnanzi ad un paravento bianco mentre all’indietro di questi la densa oscurità è appena calmierata da una lucerna ad olio e dalla sua debole fiammella. La giovane età del soggetto conduce a riflettere sulla brevità della vita terrena e sulla sua contingenza illusoria che altro non è se non il lieve paravento ondeggiante. La parte più concreta del dipinto invece si intravvede appena ma incombe su tutto: la densa ombra oscura che sembra come circondare la fugace luce di questa fiera giovinezza. La luce tremula nell’oscurità è quindi la vera costante del quadro mentre il resto è destinato a mutare e, sembra, in fretta. Le vesti scure del giovane lasciano poi intendere come la coltre nera ed immota di quell’aldilà apparentemente lontano sia in realtà già presente ed incombente nel divenire presente.

Questo sentire intenso ed apparentemente disperante è un tema ricorrente nelle opere dei grandi artisti. Alla consapevolezza della inanità delle cose terrene corrisponde però la certezza di un flusso coscienziale eterno, fine intimo del loro operare. L’opera stessa è un oggetto terreno e quindi evanescente e deteriorabile eppure l’artista continua a dedicargli la sua esistenza.

L’opera stessa poi diviene per tutti prova tangibile dell’eternità del sentire umano, della sua incorruttibilità e trasferibilità in ogni dove ed in ogni tempo.

Credo che l’enorme pressione contemporanea alla meccanicizzazione delle esperienze umane ed alla trasfigurazione sintetica della nostra coscienza si dovrà scontrare prima o poi con il nocciolo duro del mondo immaginifico e creativo degli esseri umani. La guerra sarà epocale, senza esclusioni di colpi. Sappiamo già però chi sarà il vincitore grazie a Lorenzo Lotto ed a chi, come lui, ha deciso di dedicare la sua breve vita a questa futura ma importante vittoria.

Senza le loro parole colorate saremmo molto più sguarniti oggi. Ecco il senso profondo degli atti creativi: un dono consegnato per un'eredità collettiva. Una difesa profondissima che il genere umano pone in atto da sempre, sulle pareti grezze di una umida grotta oppure (in forma però assai compromessa e diluita) sulle evanescenti luci led di uno schermo digitale. Grazie quindi, lo dico senza retorica perché consapevole e sorpreso di quanto inaspettatamente ed immeritatamente ricevuto.
 

2 commenti:

  1. ammirevole questa tua riflessione...che dire...aderisco a tutto questo…vorrò svanire assorbito in questo enigma
    Un saluto

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  2. Grazie Giovanni, non 'svanire' però! L'enigma in fondo è proprio ciò che ci ravviva.

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