La vera vittima di questa
crisi finanziaria indotta e della diffusione della menzogna, entrambe di chiare origini artificiali e colpose, è la nostra
anima: il vero obiettivo dei predatori manipolatori. Occorre porre la massima
attenzione a non farsi coinvolgere più di tanto in profondità dalle pessime
congiunture finanziarie e dalle propagande sibilline dei media. Siamo in guerra per cui è necessario organizzarsi per
la sopravvivenza. Di fondamentale aiuto è la relazione sociale diretta, franca ed
amichevole. Le identità vanno poi ben protette per non inficiare la salute fisica.
Siamo costretti a vivere un periodo di intensa trasformazione per cui è
necessario comunque convivere con queste operazioni in corso. Riorganizzare le
proprie esistenze, magari recuperando luoghi e persone perdute, memorie accantonate,
scoprendo risorse inattese, senza utilizzare farmaci. La difficoltà maggiore che incontreremo infatti è,
a mio parere, psicologica, non materiale. Il campo dell’ultimo combattimento
avverrà infatti, probabilmente, all’interno di ognuno di noi. Conoscere le vere
cause e gli effetti di quanto accade al nostro intorno aiuterà senz’altro ad
affrontarli con la giusta determinazione, avvelenamenti vari (neurotossici, guarda caso) compresi. La menzogna invece contribuirà a
sviare le nostre preziose energie in luoghi sterili. La vigilanza interna ed
esterna non dovrebbe mai cessare di agire. Questo stralcio di articolo che
segue, dell’agenzia ADN Kronos, offre un quadro reale della situazione
psicologica di massa in questi momenti oscuri:
“La scure del futuro
incerto e della precarietà lavorativa si abbatte sulla psiche degli italiani.
Ed è boom di 'malati di crisi', persone psicologicamente provate che tendono a
isolarsi e cadono nella rete dei disagi mentali. Sono uomini e donne (la componente
rosa pesa in misura lievemente maggiore) e hanno in media 50 anni, ma ci sono
casi di 'vittime' 25enni o della terza età. La crisi non fa differenze di ceto
o professione. A chiedere aiuto sono soprattutto piccoli commercianti,
dirigenti d'azienda e paradossalmente chi lavora nell'area delle 'professioni
d'aiuto', come educatori o operatori socio-assistenziali.
E' il quadro tracciato
oggi a Milano da un team di specialisti che ha uno sguardo privilegiato su
questi pazienti dell'era moderna: gli esperti dell'Osservatorio sulla crisi del
Policlinico di Milano, inaugurato 3 anni fa, con l'Italia in piena recessione. Un
fattore cruciale, spiegano i camici bianchi, se si pensa che l'identità
lavorativa è protettiva per la salute mentale, con le relazioni familiari e
sociali e la sicurezza economica. E' così che la crisi fa mancare il terreno da
sotto i piedi colpendo 2 volte: a livello psicologico e isolando le sue
vittime.
"L'aggravarsi
della crisi finanziaria stessa, la mancanza di sicurezze lavorative e di
guadagno - spiega Carlo Altamura, professore ordinario di Psichiatria
dell'università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di
neuroscienze e salute mentale del Policlinico - determinano esaurimento e
stress che sfociano in fragilità già presenti negli individui: in generale
hanno spesso aggravato alcune malattie e ne hanno ‘slatentizzato’ di
nuove". A preoccupare gli esperti l'andamento di alcolismo, ansia,
depressione, patologie cardiovascolari, suicidi.
Nel periodo compreso tra
il 2009 (inizio crisi) e febbraio 2013, la percezione di un peggioramento della
situazione economica è aumentata dal 53% al 62%. Nella psiche degli
intervistati il futuro è nero anche per quanto riguarda la situazione economica
della propria famiglia: se a gennaio 2009 tale percezione è pari al 31%, a
febbraio 2013 sale al 58%.
Inoltre, il 48% degli
italiani consiglierebbe un medico o uno specialista a un amico in difficoltà. Secondo
i dati del Rapporto OSMED 2014 sull'uso dei farmaci, gli italiani consumano un
numero sempre più elevato di antidepressivi.
Ma chi sono gli individui
potenzialmente a rischio ora e nei prossimi anni? "E' probabile - osserva
Altamura - che siano i cosiddetti 'pazienti della post-modernità',
caratterizzati da un sé fragile e portatori di disagi psichici legati a
tematiche di narcisismo e dipendenza, patologie in crescita sin dagli anni '90:
sostanze, gambling, shopping compulsivo e working addiction".
Nella crisi, conclude
Altamura, "… le persone in cui il disagio e le difficoltà iniziano ad
andare più in profondità, provocando per esempio ansia e insonnia; l'ultima è
quella in cui ci si addentra nella malattia mentale, in cui viene meno la molla
della reattività. Se nel primo caso la maggior parte riesce a far fronte alla
situazione sfruttando le proprie risorse, nel secondo bisogna chiedere aiuto al
proprio medico o a uno psicologo. Quando si arriva al cosiddetto 'punto di
rottura' bisogna affidarsi allo psichiatra".
E' stato osservato
"che ad ogni crescita del 10% del tasso di disoccupazione corrisponde una
crescita dell'1,4% del tasso suicidario e che nell'Ue l'aumento della
disoccupazione ha portato ad un aumento del 28% della mortalità legata
all'alcol."
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