Un
nuovo monachesimo è alle porte? Pensiamo ai grandi e medi sistemi urbani,
riflettiamo sulla loro fragilità intrinseca, sulla loro complessità ed
interconnessione. Ogni sistema è collegato e funzionale ad un altro in una
catena che vede a monte di tutto l’energia elettrica. Ogni parte del tutto però
possiede una sua fragilità, pensiamo al traffico di una media metropoli. Per
bloccare la circolazione bastano una manciata di incidenti od auto ferme in
posti strategici ed il sistema si ferma, basito. Ogni congerie di sistemi complessi
e correlati quindi è estremamente vulnerabile. Le città moderne sono proprio
uno di questi esempi.
Durante
il celebre black-out del 2003 abbiamo assistito a cosa significhi un’interruzione
generalizzata dell’energia elettrica su scala nazionale. La vita civile ha
retto solo perché si è trattato di una sospensione di poche ore e perché
avvenne tutto nelle ore notturne e di domenica.
L’urbanizzazione
è continuata nei decenni appena trascorsi e troppe cose sono state date per
scontate. L’automatizzazione di molte funzioni meccaniche ad esempio ha
comportato una loro dipendenza dall’energia elettrica: abitazioni raggiungibili
solo con ascensori, scale mobili, aperture comandate, sistemi di sicurezza … . Dato
che importiamo una buona percentuale di energia dall’estero, cosa accadrebbe se
questa fornitura si interrompesse per motivi tecnici o politici? Un altro black-out
duraturo? Possiamo solo immaginarne le conseguenze.
Oggi è
possibile condurre vite sperimentali ed appaganti al di fuori dei centri
urbani. E’ possibile costruire alloggi e rimesse con materiali naturali in
autocostruzione a prezzi molto bassi, è possibile avviare una serie di
coltivazioni a bassa manutenzione e gestire molte lavorazioni in proprio. E’
semplice inoltre provvedere alla conservazione tradizionale del cibo ed al
riscaldamento naturale degli alloggi. Con semplici provvedimenti è possibile
avvicinarsi ad un consumo quasi nullo con l’obiettivo del distacco totale dalle
reti. Tutto ciò è alla portata di molti grazie a poche semplici tecnologie
ormai ben sperimentate.
Ciò
che manca forse è la mentalità. Immagino un gruppo affiatato di ragazzi che
imposta la sua vita sociale in modo creativo ed indipendente. Possiamo anche
immaginare un insieme di persone legate da interessi comuni, allestire un
organismo abitativo finalizzato allo studio ed alla ricerca oppure
semplicemente una serie di nuclei familiari in armonia e condivisione. Una
forma di monachesimo elettiva, attiva, creativa. Ricordiamoci che le abbazie
medievali altro non erano che centri avanzatissimi di ricerca applicata e studi
teorici con un’organizzazione sociale interna molto avanzata. Togliamoci dalla
testa lo stereotipo del minimalismo punitivo che è giunto sino a noi.
Chissà
che non sia il momento in Italia di colonizzare parti meravigliose del nostro
territorio in questo modo? Sappiamo bene come la biosfera sia contaminata in
modo irreversibile, eppure i fiori, continuano a sbocciare.
Belle riflessioni
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