21/10/15

l'Entità


 
Un’entità oscura, per nulla naturale, si è impossessata del pianeta, dell’ambiente, della società degli uomini. Tale entità non è la migliore possibile e neppure una struttura funzionale, frutto di un certo qual progresso sociale inevitabile. L’entità controlla i territori, i residenti e le mille modalità di interazione esistenti tra uomo ed uomo, uomo ed ambiente.

Di questa sovrastruttura non è possibile ignorarne la presenza, è pervasiva ed avvolgente. L’essere umano, sin dalla nascita ed anche prima, ne viene coortato, controllato, etichettato, etero diretto.

L’entità modifica profondamente il territorio (quasi sempre in peggio) e coordina le attività degli esseri umani che ricadono nel suo spazio di competenza suddividendone ruoli e destinazioni.

L’indottrinamento ad accettare tale mostruosa entità comincia dai primi anni di vita. Le scuole imprimono il loro sigillo malefico, costringendo intelligenze ancora vivaci ad un inutile e tortuoso cammino all’insegna del nozionismo di tipo poliziesco. - (parentetica: lo sapevate che non esiste la scuola dell’obbligo ma solo un diritto di istruzione del minore?) -
L’essere umano viene gestito dalla nascita sino ai risvolti più intimi della propria vita sentimentale, dalla malattia sino alla morte ed anche dopo. L’entità (che nei millenni ha cambiato tante volte nome e funzione apparente) si occupa anche infatti della cura dell’anima, così come un pastore premuroso ma feroce, si occupa delle sue greggi.

L’entità possiede più volti e più tentacoli. Dissimula il suo potere totalizzante con ideali democratici ed egualitari. Nella realtà è solo una forma egemonica di controllo e sfruttamento. Per perseguire i suoi fini, nulla può tenerne a freno la sua bramosia di potere.
 
Il gioco che instaura con l’essere umano è del tipo ‘do ut des’: sicurezza e sopravvivenza in cambio di abnegazione e docilità. L’essere umano in genere, capitola e si lascia sedurre con misere blandizie.

Tutto è lecito per imporre la propria continuità: ipnosi, seduzione, coercizione, violenza, blandizie, scambio di favori … tutto. La strategia di fondo è impedire il risveglio della coscienza, individuale e collettiva. Impedire il riconoscimento del proprio stato di sfruttato dentro un recinto, controllato a vista ogni giorno dell’anno.

L’entità necessita dell’attestazione di esistenza da parte di ognuno di noi … e se non gliela concedessimo più?
 

6 commenti:

  1. Grande! Mi fai venire in mente la storia di uno che è arrivato a 62 anni senza aver mai fatto un documento.. un vero rivoluzionario

    http://www.genovatoday.it/cronaca/pietro-uomo-senza-identita.html

    Scherzi a parte, e documenti a parte, sì, hanno bisogno del nostro consenso. Esistono anche storie che, a prescindere dai documenti, raccontano di uomini che hanno lottato una vita per negare, alla fine, questo 'consenso di sudditanza all'entità'. Probabilmente avrai letto qualche libro di Castaneda.. Negare il proprio consenso all'entità è davvero la sfida delle sfide, qualcosa per cui vale la pena vivere.
    Davvero un bel pezzo. Ciao

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    1. Proviamoci almeno! Chissà, potremmo riuscirci ... comunque ci sono tanti esempi di persone apolidi che riescono (con un buon supporto legale) a tenersene fuori ... purtroppo le scie chimiche e le radioonde (che colpiscono anche gli apolidi) richiudono comunque il recinto liberticida e ci ricordano che la battaglia non ha campo: è ovunque. Ciao e grazie ancora Emanuele

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    2. Sì la burocrazia è solo la punta dell'iceberg, contabilità del pollaio. Ma l'entità, soprattutto, fabbrica recinzioni. Direi che abbiamo tante possibilità quante ne ha una gallina di ricordarsi di essere un uccello, e di spiccare il volo nonostante le ali atrofizzate...
      Comunque credo che la prima sfida sia re-imparare a vivere senza telefono, tv, web.. Mission impossible (o quasi :). Ciao

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    3. Hai ragione Emanuele, i peggiori carcerieri ... siamo noi stessi! Ciao

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  2. Dovremmo cominciare da semplici e divergenti NO. Ma gi uomini pecora non sono stati plasmati a questo. Rimangono solo.i bambini. A noi e solo a noi la loro educazione.

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    1. Hai proprio ragione Pantos. Nel bambino l'immaginazione è ancora fortissima assieme al grande desiderio di plasmare (in meglio) il proprio mondo. Dobbiamo tornare bambini? Forse si.
      Dobbiamo però essere coscienti dei mille modi con i quali ci inculcano sottomissione ed imbecillità. Sono diventati davvero 'bravini' ... !
      Ciao

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