L’uomo
non è un animale sociale. Prova ne sono le liti condominiali, una
caratteristica costante delle nostre esistenze ed intrinseca al vivere impilati
in loculi di cemento armato, senza volerlo.
La
socialità di massa dell’uomo è una modalità di vita imposta dalla necessità. Vivere in
gruppi estesi facilita la sopravvivenza e moltiplica le opportunità di condurre
una vita materialmente agiata e sicura.
Le
società contemporanee degli uomini però (ma anche quelle sumere) sono costrutti artificiali pianificati dai
vertici, ben differenti da quelle comunità piccole o medio/piccole sorte
spontaneamente nei millenni. L’Italia è piena di queste proto-comunità
naturali, vicine ai corsi d’acqua ed alle risorse primarie, incastrate nel
contesto naturale ed edificate con materiali e forme locali ed organiche.
Queste
proto comunità naturali contavano poche decine o centinaia di esseri umani, in
organizzazioni sociali spontanee, con ruoli funzionali alla buona riuscita della
comunità ed alle predisposizioni individuali. L’abbandono
odierno di queste comunità è preoccupante. Proprio nel mondo moderno, in cui si
dispone di notevolissimi mezzi di trasporto e comunicazione, questa tragedia
umana ed ambientale è sinceramente difficile da accettare e comprendere.
L’inurbamento
di massa non è più funzionale per la ricerca di un lavoro e comporta notevoli
riflessi negativi all’integrità psico/fisica di un individuo. Il recupero della
vita in queste comunità è quindi auspicabile e produttivo. Il vivere in piccole
comunità inoltre permette una notevole autonomia non solo materiale ma anche
spirituale. Lontani dai grandi sistemi di controllo delle masse, è possibile
immaginare un’esistenza più libera e serena. Non a caso in ogni paesino sono stati
inseriti dai centri di controllo una chiesa ed una caserma dei carabinieri, le basi degli uomini in
nero della nostra società italica.
Oggi
si pensa di regalare questi gioielli di vita comune ai clandestini, i deportati
scodellati sul suolo italico dai satanisti/massoni che ci governano. Ebbene a
nostro parere non è un caso. Relegare gli italiani nelle grandi masse urbane
alle prese con mille problemi esistenziali, economici, burocratici e creare
piccole comunità semi-autonome e naturali negli entroterra regionali (abitate
dai soli clandestini deportati) vuole favorire evidentemente questi utlimi.
Riprendiamoci
quindi questi centri, restauriamoli e rendiamoli vivi e forti. Con le
tecnologie a nostra disposizione (fotovoltaico, comunicazioni) e tanta
immaginazione c’è la reale possibilità di creare ambienti abitativi liberi e
produttivi, esempi per scelte simili.
Una
parcellizzazione estesa, è molto più difficile da controllare da parte dei globalisti.
Migliaia di microeconomie possono sfuggire più facilmente alle imposizioni totalitarie. Un’educazione
libera impedirebbe il lavaggio del cervello dei nostri ragazzi. L’identità
individuale ne gioverebbe, assieme ad individui simili per elezione. Un’esistenza
in contesti più naturali, nonostante i veleni delle scie chimiche,
contribuirebbe all’accrescimento spirituale ed a innalzare le difese fisiche.
Eliminando le brutture edificate negli ultimi cinquanta anni infine, si
potrebbero ripristinare le antiche bellezze di questi contesti.
L’ostacolo
più grande da superare è dentro di noi. E’ il narcisismo imposto che non ci
permette di fare queste scelte. E’ la seduzione effimere degli orridi premi
materiali suggeriti: quei giocattolini per bambini scemi, strombazzati ad arte
dall’orrida pubblicità.
Hai ragione,anni fa mi sono trasferito in uno di
RispondiEliminaquesti piccoli comuni e sono felice d'averlo fatto.
Non è per tutti perchè non c'è lavoro,bisogna inventarselo,ma è fattibile,e,soprattutto,per i piu'non ci sono gli svaghi da loro tanto amati.
Ai pastori e contadini creano costantemente leggi
assurde che contribuiscono spesso alla loro resa.
L'attacco burocratico è spietato. Nei borghi però la resistenza sarà più facile.
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