Paul Gauguin, morto nel 1903 a Hiva Oa (un vero e proprio paradiso sulla Terra), ci
ha lasciato opere dense ed incoraggianti. Un’altra eredità inattesa ed
immeritata che il genere umano stenta ancora oggi del tutto a riconoscere.
Le
dimensioni dinamiche e coloristiche originali delle sue opere diverranno un
tema di interesse per tutte le generazioni future di artisti mentre il
messaggio sotteso delle sue coraggiose scelte esistenziali lasceranno
prepotenti e ineludibili suggerimenti alle menti sensibili nei decenni a
venire.
Il
tema della ‘fuga’ più o meno volontaria è una costante dell’immaginario
occidentale, a partire soprattutto dalla rivoluzione industriale in poi. L’abbandono
di stili di vita prefissati, orari innaturali e gerarchie predisposte ha
fomentato nelle menti ancora libere degli incessanti desideri di abbandono
della ‘cosa pubblica’ artefatta. Tale costrutto deleterio si intendeva sostituita
da un miraggio più o meno realistico di un ritorno alle origini, ideali o reali
che fossero.
‘Not
in my name’ è lo slogan di questo desiderio di abbandono che tutto è tranne che
dispersione ed annacquamento: tutt’altro. Alla volontà di individuazione fredda
e meccanica della psicoanalisi si contrappone un ironico vagheggiamento di vite
altrimenti vissute in pienezza, serenità e condivisione.
Contro
tali sentimenti, la macchina dell’odio e della sopraffazione, si è sempre mossa
con sorprendente rapidità ed incisività. L’inquisizione per esempio ha
distrutto con efficientissima sistematicità tutti i tentativi di reagire ai
disumani dictat della 'società piramidale' e della Chiesa Cattolica Romana, frutto ultimo e deleterio di
quell’abominio di volontà distruttiva di quell’arconte malevolo di nome Yahweh.
Le
possibilità di ‘fuga’ sono oggi ridotte al minimo e lo saranno sempre di più.
Non si sfugge dal recinto elettronico che ci stanno ergendo … ‘tutto intorno a
noi’. L’elettronica semiautomatica ed i nanobot saranno in grado di monitorare
non solo le nostre posizioni ma i pensieri e le velleità, tendendo così a
rappresentare la forma ideale di inquisizione: l’inquisizione elettronica
predittiva.
Internet
(infernet?) è una propaggine di questo assunto: un’avanguardia ferale di quell’esigenza
di controllo che è insita nei cervelli malati dei ‘mostri senz’anima’ che vorrebbero ciò che non
possiedono e non possederanno mai: la nostra anima.
Hiva Oa
ti seguo da alcuni anni..I tuoi articoli sono sempre molto interessanti..
RispondiEliminaTi stimo
Grazie, ciao
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