La Verità sta in Cielo, opera cinematografica di Roberto Faenza, ci illumina sulle torbidissime
vicende della scomparsa (avvenuta nel 1983) di una giovane ragazza romana,
Emanuela Orlandi, attorno a cui ruotavano sia le basse manovalanze criminali che
i cosiddetti poteri forti, quella cupola religiosa e finanziaria che ancora
oggi muove le fila della vita della nostra capitale.
La vicenda è
ricostruita con esemplare attinenza storica ed i personaggi reali sono
interpretati in modo intenso e convincente. La figura di Renato de Pedis (il
boss della banda della Magliana incredibilmente sepolto nella basilica di Sant’Apollinare) è l’elemento centrale della narrazione che ci consente di osservare le
mosse della malavita romana e quelle altrettanto oscure della sua
committenza, le cosiddette alte sfere vaticane ed italiane, legate tra di loro da un
connubio di soldi, geopolitica d’accatto e perversioni.
L’orrore che ne
emerge è solo uno spiraglio nel baratro delle depravazioni consumate all’ombra
di cupole, ville e palazzi, in quella Roma che è la stessa di oggi e che poi, a
ben vedere, è la stessa di sempre. Il potere terreno infatti è sempre uguale a se
stesso, fin dai tempi di Ur.
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