Montezemolo: "Roma da Terzo Mondo"
adnkronos - "Rammarico è dire poco. Oggi è umiliante vedere il degrado da città
del Terzo Mondo in cui versa Roma". E' il presidente di Italo, Luca Cordero di Montezemolo, a rispondere così a chi gli chiede se, oggi, provi rimpianti per il no della Capitale ai giochi olimpici. "Con i soldi che
sarebbero arrivati avremmo avuto meno buche, meno alberi che cadono,
meno autobus che si incendiano, meno sporcizia", ha detto Montezemolo .
freeskies - Io invece sono contento. Sono contento perché è ora che la forma rappresenti la sostanza. In Svizzera tutto appare pulito e in ordine mentre le banche riciclano il denaro sporco da tutto il pianeta. Il vero motore economico e gestionale di Roma è la città del Vaticano. La sede della Chiesa di Roma è un concentrato di poteri materiali e immateriali potentissimi. Ebbene si sappia chi comanda a Roma e come tenga al luogo su cui insiste! Il degrado di Roma è la vera forma di un degrado immateriale di proporzioni enormi.
verissimo ! Fra negri oops marroni, trogloditi che infestano strade e condomini con in b&b e case vacanze, gettando immondizie in ogni dove, lasciando porte ascensore aperte, camminando come elefanti sui parquets, facendo giocare a palla i loro bimbiminkia, eccetera eccetera, è ovvio che Roma sia una chiavica !fra un po' scappuceranno i maschietti e cuciranno le femminucce...se non li fermiamo siamo fritti.
RispondiEliminaIntanto un poco di "ripasso"...
INNO DI GUERRA DI GARIBALDI
All’armi! All’armi!
Si scopron le tombe, si levano i morti;
I martiri nostri son tutti risorti:
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
La fiamma ed il nome — d’Italia sul cor.
Veniamo! Veniamo! Su, o giovani schiere,
Su al vento per tutto le nostre bandiere,
Su tutti col ferro, su tutti col fuoco,
Su tutti col fuoco — d’Italia nel cor.
Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora,
Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier!
La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi,
Ritorni, qual era, la terra dell’armi;
Di cento catene ci avvinser la mano,
Ma ancor di Legnano — sa i ferri brandir.
Bastone Tedesco l’Italia non doma,
Non crescon al giogo le stirpi di Roma;
Più Italia non vuole stranieri e tiranni:
Già troppi son gli anni — che dura il servir.
Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora,
Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier!
Le case d’Italia son fatte per noi,
È là sul Danubio la casa de’ tuoi;
Tu i campi ci guasti; tu il pane c’involi;
I nostri figliuoli — per noi li vogliam.
Son l’Alpi e i due mari d’Italia i confini;
Col carro di fuoco rompiam gli Apennini,
Distrutto ogni segno di vecchia frontiera,
La nostra bandiera — per tutto innalziam.
Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora,
Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier!
Sien mute le lingue, sien pronte le braccia;
Soltanto al nemico volgiamo la faccia,
E tosto oltre i monti n’andrà lo straniero
Se tutta un pensiero — l’Italia sarà.
Non basta il trionfo di barbare spoglie;
Si chiudan ai ladri d’Italia le soglie;
Le genti d’Italia son tutte una sola,
Son tutte una sola — le cento città.
Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora,
Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier!
Se ancora dell’Alpi tentasser gli spaldi,
Il grido d’all’armi darà Garibaldi:
E s’arma allo squillo, che vien da Caprera,
Dei mille la schiera — che l’Etna assaltò.
E dietro alla rossa vanguardia dei bravi
Si muovon d’Italia le tende e le navi:
Già ratto sull’orma del fido guerriero
L’ardente destriero — Vittorio spronò.
Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora,
Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier!
Per sempre è caduto degli empi l’orgoglio;
A dir — Viva Italia! — va il “Reo” in Campidoglio;
La Senna e il Tamigi saluta ed onora
L’antica signora — che torna a regnar.
Contenta del regno fra l’isole e i monti,
Soltanto ai tiranni minaccia le fronti:
Dovunque le genti percuota un tiranno
Suoi figli usciranno — per terra e per mar.
Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora,
Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier!
CAPITO MI HAI ? Stranier del mazzo?
Siamo stati dirottati per benino da mani e menti abili, molto abili.
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