di
Maurizio Martucci - Altro che potature programmate fuori
stagione. Abbattimenti di alberi per le strade di mezzo mondo. Una vera e
propria strage di verde pubblico è in corso in Occidente. Roba ma vista prima
d’ora, se non altro per l’anomala sincronicità nell’esecuzione dei tagli:
Inghilterra, Scozia, Irlanda, Francia, Olanda, America e Italia. Decine di
migliaia di alberi (anche secolari e rigogliosi) tagliati con disinvoltura alla
luce del sole, sotto gli occhi di tutti, tra gli interrogativi dell’opinione
pubblica e le proteste di chi, sgomento per l’anomala coincidenza, s’interroga
sui risvolti meno evidenti spingendosi alla ricerca di verità occulte...
Dietrologia? A
placare gli animi non bastano le relazioni
tecniche di agronomi che (legittimamente) certificano malattia
e morte naturale di arbusti, fogliame e rami. Perché il problema non è tanto (e
solo) saperne di più sullo stato delle piantumazioni abbattute, ma capire se
esiste un motivo più subdolo e soprattutto se in tutto questo ci sia una regia
nell’esecuzione: perché
decine di migliaia di alberi sono stati abbattuti tutti insieme, proprio
adesso? Anche in città distanti decine di migliaia di
chilometri l’una dall’altra? In Europa come in America?
Nella Smart City Prato
sono scesi in strada gli attivisti del comitato locale Stop 5G, cartelli in
mano hanno accompagnato la chirurgica esecuzione mostrando slogan su
un’ipotetica correlazione col wireless di quinta generazione: PIU’ ALBERI, MENO ANTENNE,
l’equazione sfilata in corteo pure nel Friday For Future.
E’ successo così anche alle porte di Roma, dove il Comitato Stop 5G Cerveteri
ha diffuso una nota in cui veniva chiesto al Sindaco ceretano di chiarire sulla
contestata demolizione. Alessio Pascucci, primo cittadino nella città della
necropoli etrusca ma pure coordinatore nazionale di Italia in Comune (il
cosiddetto partito dei sindaci fondato dal parmense Pizzarotti dove è iscritta
anche una consigliera della Regione Veneto firmataria di una mozione Stop 5G),
è uscito allo scoperto accusando di teorie complottiste, rettiliane e
terrapiattiste i difensori dell’ecosistema che nell’Internet delle cose
ipotizzano il mandante del sincronico abbattimento di alberi, annunciato
persino in 60 mila unità a Roma dalla Giunta Raggi.
Mentre in Abruzzo,
nell’intento di scongiurare il de profundis, le Mamme Stop 5G portano i loro
figli nei prati per farli abbracciare agli alberi, manco fossero scudi umani
nell’avanzata dell’intelligenza artificiale.
Puntando su studi e consulenze d’esperti, l’inchiesta di Oasi Sana prova a
gettare un po’ di luce, tra le ombre di una polemica che promette strascichi
non solo in sedi amministrative locali. Interviste e documenti alla mano, ecco
cosa ne viene fuori su alberi e 5G. Alla faccia dei negazionisti. Il nesso
esiste eccome: tra
natura e intelligenza artificiale, tra albero e 5G la convivenza è critica … uno
dei due è di troppo!
“L’acqua, di cui in genere
sono ricchi gli alberi e le piante, assorbe molto efficacemente le onde elettromagnetiche
nella banda millimetrica”, sostiene Andrea Grieco, docente di fisica a Milano ed esperto
dei problemi legati all’inquinamento elettromagnetico. “Per questo motivo costituiscono un
ostacolo alla propagazione del segnale 5G. In particolare le foglie, con la
loro superficie complessiva elevata, attenuano fortemente i segnali nella banda
UHF ed EHF, quella della telefonia mobile. Gli effetti biologici sono ancora
poco studiati, però alcune ricerche rilevano danni agli alberi e alle piante
sottoposte a irraggiamento da parte delle Stazioni Radio Base (le antenne
spesso sui tetti dei palazzi, NdR)”.
Quindi il sillogismo è presto fatto, alberi = clorofilla = acqua. E le
inesplorate microonde millimetriche dalle mini-antenne 5G (senza studio preliminare sugli
effetti per l’uomo, nonostante le radiofrequenze siano possibili cancerogeni
per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) trovano
nell’acqua e negli alberi un ostacolo nel trasporto dati, non avendo il segnale
del wireless di quinta generazione lo stesso campo elettrico né la stessa
penetrazione a lungo raggio dei precedenti standard 2G, 3G e 4G. In pratica,
l’albero funge da barriera. Le
foglie dell’albero assorbono lo spettro di banda del 5G, impedendone l’ottimale
ricezione del segnale emesso dalle mini-antenne!
Un documento di 46 pagine dell’autorevole
Ordance Survey (si tratta dell’ente pubblico del Regno Unito
incaricato di redigere la cartografia statale) sulle pianificazioni
geo-spaziali del 5G stilato come manuale d’uso per pianificatori e autorità
locali dal Dipartimento per la digitalizzazione, cultura, media e sport,
afferma che nella strade urbane si deve prima di tutto “valutare se l’area ha un flusso di
traffico significativo e in particolare autobus e camion,” per poi
considerare come il segnale del 5G possa essere impattato, cioè ostacolato, “identificando tutti gli oggetti
significativi in genere”
con altezza “oltre i 4
metri”, quali (ad esempio) “pareti
alte, statue e monumenti più piccoli, cartelloni pubblicitari e” (guarda
caso) “alberi di grandi
dimensioni e siepi alte”, poiché arbusti, foglie e rami “devono essere considerati come
bloccanti del segnale” del 5G al pari di materia solida (pietra e
cemento).
ECCO L'ALBERO CHE I TECNOCRATI VORREBBERO ...
Se durante i test di valutazione ingegneristica sulla velocità di trasmissione
del 5G condotti in particolari condizioni atmosferiche (neve, pioggia intensa)
il colosso americano Verizon
ha individuato nelle foglie sugli alberi un problema, sempre d’oltre Manica un
altro documento (già pubblicato in esclusiva su Oasi Sana) conferma il nesso
alberi e 5G. E’ dell’Istituto
per i sistemi di comunicazione dell’Università britannica di Surrey a Guildford
(est Inghilterra) e dice come i “nuovi
modi con cui le autorità di pianificazione locali possono lavorare con gli
operatori di reti mobili per offrire enormi opportunità future per le comunità
locali (…) è ridurre le altezze dei montanti mobili in modo che siano schermati
visivamente da edifici e/o alberi, visto che gli alberi rappresentano
l’ostruzione più alta e più probabile. Tuttavia, ciò scherma anche i segnali a
radiofrequenza e ha sconfitto l’obiettivo di una copertura affidabile”
del 5G.
“Le curve tracciate nel
diagramma” – continua il testo redatto dai cattedratici – “mostrano come all’aumentare
dell’altezza dell’albero sopra la linea di irradiazione della stazione radio
base aumenta anche quella che è noto come la ‘zona di Fresnel’ o perdita di
ombre”. Giungendo al dunque, infine, dall’Inghilterra vengono
smascherati i conflitti tra alberi e 5G, ovvero cono d’ombra e segnale wireless
sui lampioni della luce: “Per
evitare questa perdita di ombreggiamento ed essere al di fuori della zona di
Fresnel, è necessario che l’altezza dell’albero sia almeno 3 metri inferiore
rispetto all’altezza della stazione di base”.
In definitiva, sia gli studiosi del 5G dell’Ordance Survey che quelli di Surrey
a Guildford, convergono sullo stesso punto dicendo apertamente la stessa cosa:
gli alberi con altezza ricompresa tra i 4 e i 3 metri sono un intralcio, un
vero e proprio ingombro per la diffusione del segnale elettromagnetico del 5G
che, irradiato dai lampioni della luce, non verrebbe recepito a terra dai nuovi
Smartphone!
FALSI CIPRESSI, IN REALTA' ANTENNE ...
Come anticipato dal fisico Andrea Grieco, che foglie e piante assorbano
l’elettrosmog è risaputo. Lo certifica anche uno studio dell’americana Katie Haggerty che,
sul giornale internazionale per le ricerche forestali, ha pubblicato gli esiti
sull’influenza nociva delle radiofrequenze sulle piante. “Numerosi episodi sono stati
registrati in Nord America”, deduce la ricercatrice condotti
esperimenti su piante schermate e non, irradiate da campi elettromagnetici, “la morfologia e il comportamento dei
due gruppi esposti a radiofrequenza erano molto simili (…) piantine non
schermate e finte schermate avevano tessuto fogliare che variava di colore dal
giallo al verde e un’alta percentuale di tessuto fogliare in entrambi i gruppi
esposti mostrava lesioni necrotiche. (…) Le foglie nel gruppo schermato erano
sostanzialmente prive di lesioni del tessuto fogliare, ma le foglie non
schermate e finte schermate erano tutte influenzate in qualche misura dalla
necrosi del tessuto fogliare”.
In conclusione, oltre
l’umanità l’elettrosmog è pericoloso per ecosistema e piante. E
gli alberi sono un intralcio al grande business del 5G. Certo, da qui a dire
che tra Europa e America decine di migliaia di alberi siano stati sicuramente
abbattuti per installare nuove antenne a microonde millimetriche ce ne passa,
ma è un dubbio fondato e tutt’altro che azzardato su cui le istituzioni sono chiamate
a chiarire. Responsabilmente. Senza inutili giri di parole.
Anche perché la verità sarà nella prova dei fatti. Su quelle stesse strade
senza più verde, spunteranno come funghi antenne 5G dai lampioni della luce?