Jon
Rappoport (traduzione: freeskies)
I Computer
hanno lo stesso livello di coscienza di un’automobile o del cemento. Ciò non cambierà mai. Sono macchine.
Possono
essere programmati per eseguire alcune indicazioni o calcolare alcuni algoritmi.
Questo è tutto. Questo è l’inizio ed anche la fine della storia.
Perché
quindi alcuni tecnocrati credono che i computer acquisiranno coscienza?
Essi pensano che: A) anche il cervello è una
macchina che esprime coscienza attraverso l’elaborazione di informazioni. – B)
l’elaborazione di informazioni è ciò che in definitiva è la coscienza.
Per
riassumere: i tecnocrati sono idioti intelligenti.
Potete assemblare tutte le informazioni del mondo e farle interagire tra di loro in miliardi di modi differenti; potete risolvere problemi prefissati con queste informazioni; potete rigirarvi ‘la fritatta’ quante volte volete ma non tirerete fuori nemmeno una goccia di coscienza.
La coscienza
non è una funzione di un tipo sofisticato di macchina. Potete dare una faccia
alla macchina, dei capelli, potete provvedere a darle braccia e gambe; potete
farla parlare, correre e volare. Ed otterrete sempre e comunque una macchina.
Questo è tutto.
Nel
frattempo potete congelare un cervello dopo la sua morte, e dopo cent’anni reinserirlo
in un corpo, collegarlo ed otterrete, nella migliore delle ipotesi, una
macchina. Senza coscienza, vostra zia Mariuccia non
ritornerà.
Perché è
così difficile da comprendere? Perché esistono persone perdutamente innamorate
dalle macchine.
Preferiscono
loro agli umani. Essi pensano che le macchine abbiano una coscienza, libero
arbitrio, libertà, intelligenza.
Ma qui è il
problema. Se la gente mettesse da parte le tonnellate di propaganda sul fatto
che le macchine possiedono una coscienza, rimarrebbero con un mistero insoluto
in mano. Il vuoto. Senza vie d’uscita.
Cosa gli
frulla in capo è: la coscienza non è materiale.
Non è fatta
di elettroni o protoni o quark per cui non esiste e non esisterà mai.
Tantomeno è
reale l’immaginazione o la creatività. Queste caratteristiche non sono fatte di
materia.
Ad un certo
livello, il mondo newtoniano di causa-effetto ed il mondo della quantistica
sono lasciati indietro. Non spiegano
perché e cosa siamo.
La
possibilità che un computer sviluppi coscienza (La ‘singolarità’) è solo una
storiella per babbei.
Perché
allora mi incaponisco con questo argomento?
Perché il XXI
secolo è il secolo del cervello. Nei laboratori di ricerca in tutto il pianeta,
i neuroscienziati stanno lavorando al modo di alterare il cervello e di
programmarlo. Di controllarlo. Essi pensano di avere il diritto di farlo perché,
per loro, la coscienza non esiste in realtà.
Esistono miriadi di ideologie su questo
pianeta che basano le loro operazioni sull’idea di gruppo, di massa, di
collettività, e vogliono ferventemente spazzare via l’idea della libertà
individuale, del potere dell’individuo, dell’immaginazione, della forza creative.
Ciò
significa che vogliono spazzare via la coscienza, perché la coscienza rimanga
con l’individuo.
Queste
ideologie sono grottesche.
Volete osservare le conseguenze reali delle
stragi alla Sandy Hook, al teatro Aurora, alla maratona di Boston?
Tornate
indietro e guardatevi ‘Arancia Meccanica’ di Stanley Kubrick se potete.
C’è tutto la
dentro. I semi della programmazione umana in esseri quiescenti, pacifici,
obbedienti e controllati.
Per
giustificare queste operazioni, essi utilizzano sempre il ‘pazzo’, l’omicida di
massa. Questo è il loro modo di intervenire. La
loro àncora mentale. Il loro modo di ricondizionare le menti.
Tornate
indietro e guardatevi ‘2001 Odissea nello Spazio’. Nel bel mezzo di quel
nonsenso del ‘Monolite’ che possiede la chiave dell’evoluzione, procede la
vicenda di un uomo, Bowman, che a bordo della sua astronave riesce a smantellare
il supercomputer, HAL, e continua ad avanzare verso il proprio destino.
Hal
rappresenta il computer umanizzato. Parla con tutti di tutto. Prova emozioni,
tenta di sopravvivere, vorrebbe aiutare.
Ma nessuna
di queste azioni è vera. Hal è una macchina. Hal è programmato per bloccare la
missione, per distruggerla, per distruggere Bowman che invece, appena lo
spenge, comincia ad acquisire maggiore coscienza.
Si, il
monolite, una specie di dispositivo multidimensionale, da a Bowman questa
coscienza ulteriore … ma è un trucco letterario per una generazione allora emergente
di teste tecnologiche e psichedeliche del pubblico: gli scemi super intelligenti.
Al nocciolo:
la storia riguarda un individuo che giunge al di la della macchina e trova il
modo di conoscere chi sia e di quanto potere disponga.
Contro di
lui vengono lanciate le tecnologie totalizzanti di una civiltà sofisticata:
sistemi, organizzazioni, burocrazie, scienza ufficiale.
Il XXI
secolo è il secolo del cervello. Mapparlo, cambiarlo,
diversificarlo, possederlo. In nome del Gruppo.
Nei passati
13 anni, in questo sito, e per molti anni ancora prima, il mio lavoro è stato quello
di preservare la supremazia dell’individuo. Non solo preservare ma anche
espandere. Togliere il velo dagli occhi. Scoprire cosa l’individuo sia capace
di fare con la sua immaginazione, con la forza creativa.
Una classe
criminale è occupata ad inventare nuove realtà per tutti noi. Lo sta facendo dall’alba dei tempi. Loro asseriscono che la loro creazione è l’unica
che conta. Insistono ad essere i monopolisti dell’immaginazione.
Ma l’immaginazione
e la creatività dei non criminali, dei liberi, indipendenti individui è
potenzialmente titanica. Va ben oltre
questa società dei fumetti nella quale oggi viviamo.
Questa
società è legata all’accerchiamento e alla diluizione della coscienza
individuale.
Chi dice si
a tutto ciò? Perché dire di no?
E’ un eterno
NO che proviene dall’individuo.
Jon
Rappoport