Identificare
il dio biblico con uno degli anunnaki presenti a quel tempo sul suolo terrestre
non è un passatempo ozioso ma un dovere storico. A questo interrogativo
risponde in modo esauriente Zecharia Sitchin nel suo ultimo libro (postumo)
redatto dalla fedele nipote, Janet. Il libro contiene alcuni brani trascritti
dalle sue conferenze, tra i quali, quello inerente la collocazione di Yahweh
nella gerarchia di comando degli sfuggenti anunnaki.
Il
dio biblico sembra possedere le caratteristiche di entrambe le genealogie in
continua lotta tra di loro per il dominio terrestre, quella degli enliliti e
quella degli enkiti, i discendenti dell’austero comandante in capo Enlil e
quelli dell’eclettico Enki, il dio dell’Apsu.
Sappiamo
come le esigenze monoteistiche degli estensori della Bibbia li abbiano
costretti ad un non facile lavoro di sincretismo e riunificazione delle gesta
dei tanti elohim in un’unica figura divinizzata, Yahweh. Sappiamo inoltre come
la bibbia stessa sia piena di incongruenze al proposito, basti citare il
comportamento indissolubilmente duale nei confronti del diluvio e degli esseri
umani scampati a tale grave minaccia.
In
questo contesto, in tempi assai successivi al diluvio, si inserisce nella narrazione biblica uno degli anunnaki - al
quale erano state assegnate alcune tribù di genti nomadi, risiedenti nell’alto
Egitto - di nome Yahweh. Che il dio biblico non sia il primo creatore appare certo dall’analisi
della cronologia degli eventi. Le successive identificazioni vengono poi via via
vagliate ed infine, una ad una, scartate. Non anticiperò la soluzione dell’enigma
proposta da Sitchin, ciò
che preme ricordare è l’indifferenza sul destino del genere umano da parte del
dio biblico, le sue inaccettabili forme di gelosia, punizione, controllo.
Tali
caratteristiche possiamo rinvenirle in molti dei nostri consimili, soprattutto
quelli dalla palese attitudine parassitaria, legati alla smania del comando e della
sottomissione dei propri simili. E’ infatti agli odierni sistemi di potere
terreno, sostanzialmente simili a quelli sumeri, che si deve guardare se si
desidera rendersi conto delle preoccupanti caratteristiche psicologiche degli
anunnaki antichi.
Il
controllo delle masse, l’indifferenza verso il loro destino e la
predazione sistematica dei corpi e delle anime dei sottoposti umani sono le istanze tipiche del
potere, istituito con l’ausilio della forza militare, dell’astuzia e della
propaganda. Oggi come allora, in attesa di un loro probabile ed imminente ritorno, viviamo nello stesso contesto sociale, nonostante la propaganda affermi il contrario.
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