22/03/17

L'Identità Sfuggente


In cosa consiste l’identità? Dov’è il confine tra una coscienza individuale ed un’altra? E’ possibile trasferire l’essenza vitale da un contenitore biologico ad un altro, anche se non biologico? Esiste un confine netto tra naturale ed artificiale?  Interrogativi ponderosi che sono alla base delle riflessioni scientifiche e filosofiche più avanzate, essenziali per comprendere al meglio la battaglia per la vita eterna, come la definisce argutamente Corrado Malanga.

Il nostro contenitore corporeo è il nostro limite fisico o è appunto solo un contenitore, un meccanismo, seppure sofisticato, in grado di ospitare una coscienza per un periodo di tempo limitato?


Possiamo esperire numerose situazioni in cui l’identità di un individuo appare come un concetto evanescente, non locale. Nelle ipnosi regressive per esempio, oppure nei seminari di costellazioni familiari, nelle sedute medianiche, nell’alienologia, nella demonologia, nella psicanalisi del profondo.

La ricerca ottocentesca sulla psiche umana ha individuato una frammentarietà delle componenti interiori dell’essere umano, Jung li definiva complessi autonomi, ed una sorta di comunicazione universale collettiva, non verbale, non locale.

Da questa esplosione (che ricorda da vicino nella fisica contemporanea il passaggio dalla concezione atomistica al mondo delle particelle subatomiche) sono generate concezioni ardite della coscienza umana. Se quest’ultima infatti appare frammentata e non locale, è possibile trasferirla in altri contenitori per poterne prolungare l’esistenza terrena? Altre riflessioni ne conseguono: è utile e giusto farlo, qualora si dimostrasse possibile?


Le scoperte di Malanga conducono in questa direzione. I predatori ultradimensionali prolungano le loro esistenze inserendosi nei contenitori umani dai quali ricevono ospitalità (seppure in incognito) ed energia. Le MAA e MAP aliene albergano imperterrite negli anditi reconditi del nostro cervello, utilizzato da noi solo in minima parte.

La possibilità di trasferire la coscienza umana in contenitori elettronici e silicei (oppure elaborazioni organico/elettroniche) sembra inoltre uno degli obiettivi prioritari del trans umanesimo, guarda caso. Un uomo implementato dai rigurgiti della nanotecnologia potrebbe vivere, se non per sempre, perlomeno per un lunghissimo periodo di tempo.


Gli interrogativi si fanno etici più che scientifici. Un orizzonte iperumano fatto di trapianti arditi, interfaccia neuronali, trasferimenti energetici sottili, sembra affacciarsi prepotentemente alle nostre porte. Quella battaglia della vita eterna, sembra davvero la battaglia delle battaglie in corso.

Ovviamente l’anima è indifferente alla disputa in corso, essa è immortale per natura e quindi il gran daffare dei transumanisti e dei loro colleghi alieni sembrerebbe limitato a chi l’anima non la possiede per incompatibilità genetica.

Gli interrogativi iniziali però sono sempre validi, assieme all’esortazione a non restare indifferenti ad essi. La digitalizzazione forzosa a cui stiamo assistendo (dalla memoria del mondo al genoma umano) potrebbe rivelarsi come l’anteprima di un processo sostitutivo in corso avanzato. Di quanti giga ha bisogno una coscienza umana per essere trasferita per intero?

1 commento:

  1. Mi torna in mente il film IO ROBOT quando Alfred Lanning diceva: ".. le mie risposte sono limitate. Devi farmi le domande giuste".
    Ecco, pur non potendo prescindere dalla necessità di prendere posizione su questioni scientifiche, precedute da questioni etiche, ritengo che le domande da farsi riguardino il perché.
    Ci si chiede se Il contenitore rappresenti o no un limite fisico.
    Frequentemente mi domando: perché la coscienza si trova nella condizione di dover esperire attraverso un corpo fisico?
    Lo piscologo C.G. Jung, ma anche il biologo cellulare R. Sheldrake, delineano confini insieme a relazioni illimitate che definiscono a piccoli passi i processi di individuazione e di complementarietà, di materia e informazione, di passato e presente e futuro in reciproca causalità. Anche qui pare collocarsi la coscienza.
    Effettivamente la battaglia delle battaglie è in corso; forse lo è da sempre. E forse dobbiamo solo scegliere da che parte stare. Non intendo un antagonismo manicheo, dove ci sono i buoni e i cattivi. Ma penso alla esperienza come alla possibilità di entrare in risonanza. Una scelta che comprende ed esclude contemporaneamente il libero arbitrio dentro quell'aporia che è la nostra esistenza; qui.
    Carla

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