Bipede Terrestre Emozionale non
Identificato
L’essere umano è un grande
manipolatore. Nomina e rinomina le cose che percepisce, le fa interagire e crea
ex novo, seguendo intuito ed immaginazione. Scambia informazioni in modo
esponenziale, multiforma e multilivello. Si relaziona con il noto e l’ignoto e
non è mai sazio. Ha acquisito in pochi secoli una enorme consapevolezza di se.
Secondo Corrado Malanga, è stato l’uomo
stesso a creare gli alieni, come mezzo necessario per comprendere meglio la
propria natura in una sorta di gioco di specchi deformanti.
Questo essere bipede terrestre è
per sua natura predisposto a navigare in lidi remoti, alla ricerca, in
definitiva, di se stesso, dei suoi limiti, di una relazione biunivoca con la
realtà che gli consenta di espandere la propria consapevolezza.
L’essere umano prova emozioni e le
emozioni sono un motore costante e potente del suo agire. La modernità silicea
contraffatta ci ha fatto credere che le emozioni siano incontrollabili,
traballanti, mutevoli e quindi non degne di particolare attenzione: è vero il
contrario. Ciò che distingue l’essere umano dalla macchina è proprio
l’emozione. L’emozione è un sentire unico, profondissimo, solidissimo; una
chiave di lettura del reale infallibile ed acuta.
L’alieno e la macchina, un
connubio indissolubile. La macchina, così come l’alieno, non prova emozioni e
mai le proverà. Questo è l’aspetto fondamentale, il vero motivo per cui non è
immaginabile una sostituzione dell’essere umano con una macchina. Il
transumanesimo fa credere a tutti che nell’agone tra uomo e macchina vincerà la
seconda perché l’essere umano è perfettibile. Il vero problema è che la
macchina non proverà mai emozioni e quindi non sarà mai in grado di
entrare in simbiosi con l’essere umano.
L’anima si nutre di emozioni, non
è un parassita ma un’energia costante creativa, una luce nel buio. La macchina
non ha e mai avrà l’anima, è solo buio.
Le forze della dissoluzione
premono affinché l’uomo capitoli alla macchina e si renda conto della sua
inferiorità esistenziale di fronte ai nitori silicei dell’artefatto, senza
pensare al divario insanabile esistente tra chi percepisce se stesso (con
emozione) e chi non lo potrà fare mai.
Teniamo alta questa bandiera.
Teniamo alta questa bandiera.
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