17/09/16

Essere Bipede (Emozionale) non Identificato


Bipede Terrestre Emozionale non Identificato
L’essere umano è un grande manipolatore. Nomina e rinomina le cose che percepisce, le fa interagire e crea ex novo, seguendo intuito ed immaginazione. Scambia informazioni in modo esponenziale, multiforma e multilivello. Si relaziona con il noto e l’ignoto e non è mai sazio. Ha acquisito in pochi secoli una enorme consapevolezza di se.
Secondo Corrado Malanga, è stato l’uomo stesso a creare gli alieni, come mezzo necessario per comprendere meglio la propria natura in una sorta di gioco di specchi deformanti.
Questo essere bipede terrestre è per sua natura predisposto a navigare in lidi remoti, alla ricerca, in definitiva, di se stesso, dei suoi limiti, di una relazione biunivoca con la realtà che gli consenta di espandere la propria consapevolezza.


L’essere umano prova emozioni e le emozioni sono un motore costante e potente del suo agire. La modernità silicea contraffatta ci ha fatto credere che le emozioni siano incontrollabili, traballanti, mutevoli e quindi non degne di particolare attenzione: è vero il contrario. Ciò che distingue l’essere umano dalla macchina è proprio l’emozione. L’emozione è un sentire unico, profondissimo, solidissimo; una chiave di lettura del reale infallibile ed acuta.
L’alieno e la macchina, un connubio indissolubile. La macchina, così come l’alieno, non prova emozioni e mai le proverà. Questo è l’aspetto fondamentale, il vero motivo per cui non è immaginabile una sostituzione dell’essere umano con una macchina. Il transumanesimo fa credere a tutti che nell’agone tra uomo e macchina vincerà la seconda perché l’essere umano è perfettibile. Il vero problema è che la macchina non proverà mai emozioni e quindi non sarà mai in grado di entrare in simbiosi con l’essere umano.

 
L’anima si nutre di emozioni, non è un parassita ma un’energia costante creativa, una luce nel buio. La macchina non ha e mai avrà l’anima, è solo buio.
Le forze della dissoluzione premono affinché l’uomo capitoli alla macchina e si renda conto della sua inferiorità esistenziale di fronte ai nitori silicei dell’artefatto, senza pensare al divario insanabile esistente tra chi percepisce se stesso (con emozione) e chi non lo potrà fare mai. 

Teniamo alta questa bandiera.

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