L’autore di ‘fragmenta’ non ha il dono della sintesi ma
dal fluire delle sue frasi emerge una coscienza profonda, sensibile, accorta ed
accorata. Le sue parole suonano come una chiamata alle armi dello spirito, un
corno da messaggero che risuona in una valle purtroppo deserta. Spero davvero
che possano infondere energia e coraggio in chi avrà la buona intuizione di
leggerle, foriere come sono di echi possenti provenienti da un fiero passato
che riescono ad evocare, nonostante tutto.
L’unico significato dell’esistenza risiede nella
possibilità della nostra effettiva presa di coscienza.
La finalità della presenza a questa vita consiste nella
reintegrazione del desiderio, (desiderio originariamente inteso) composto dalla
preposizione “DE”, che in latino ha sempre un'accezione negativa e dal termine
“SIDUS”, che letteralmente significa stella. Desiderare, pertanto, è sentire la
"mancanza delle stelle", nel senso di "avvertire la mancanza
delle stelle", dunque, patire della perdita della patria celeste,
dell’appartenenza a una dimensione elettiva dell’essere.
L’aspirazione autentica, fin dalla preistoria,
ricerca il recupero dell’ancestrale memoria cosmica obliata con la
progressiva degenerazione dei tempi.
La rammemorazione è attivata da un principio
intuitivo-magnetico, cui fa riferimento l’Idea – forza del desiderio – che è lo
stesso “eroico furore” (devozione dinamica) riavvicinante l’uomo alla natura
divina.
Ogni forma di erudizione se non diviene corrente vitale
atta a consolidare la nostra presenza su questo piano di realtà rimane solo uno
sterile esercizio concettuale.
La storia dell’uomo è un continuo corteggio di simboli, il
cui rimodellamento deviante operato nel tempo attuale ci deforma la psiche.
Lo svolgimento dei Miti, originariamente, informa
dell'esistenza di un percorso esistenziale insospettato e posto in mediazione
fra due o più piani di realtà, tra loro comunicanti innanzitutto per mezzo
della veggenza intimamente connessa alla poesia e con questa costituente un
unità indivisibile: dunque,
"odhr" è l'ispirazione, la cui radice “od” (Odino) sottende al
prodigioso.
Poesia che è “fare”, invera nella coscienza la stessa
catarsi iniziatica.
Come occorre acqua limpida e pura affinché i diversi
organi interni del corpo mantengano buono lo stato della nostra salute, del
pari un limpido sentire e luminose ispirazioni ci occorrono al fine di
convertire positivamente la molteplicità contraddittoria delle nostre intime
tensioni.
Tale prodigio non può avvenire se la psiche è estraniata
dall’ispirazione, intesa come il primo nutrimento dell’anima.
E’ innegabile la condizione di “caduta” occorsa all’uomo
dell’ultimo Ciclo attuale, uno stato d’incertezza perenne, di dolore latente
sembra inchiodarci ad una tragica necessità e che le pervadenti dinamiche
industriali sembrano davvero lasciare senza speranza di riscatto.
I Miti antichi, ricolmi di contraddizioni, meraviglia,
orrori, si connettono in ogni caso e in ogni latitudine alla memoria opacizzata
della “caduta ancestrale”, in funzione della quale, successivamente, l’iniziare
dei Misteri arcaici diventa innanzi tutto purificare la propria interiorità
oscurata dall’incapacità di comprendere.
Nella mitologia greca Issione genera attraverso unioni
incestuose razze informi, (tema questo che appartiene seppur con altri scenari
e attori il motivo fondante del catechismo gnostico) e non a caso l’idea
ciclica dell’esistenza – il Samsara buddhista – costituisce sempre la Ruota che
è il tormento stesso cui viene aggiogato Issione; così come alle Danaidi che
uccisero i propri mariti allegorizzando in questo i motivi di una rottura della
perfezione universale, viene imposto un recipiente senza fondo in cui attingere
l’acqua, un castigo attraverso il quale si rivela il circolo vuoto di una vita
senza vita.
In questa caduta primordiale l’uomo s’impoverisce
spiritualmente e diviene impossibilitato a recuperare direttamente il
perfettivo stato iniziale, indebolito a tal punto dall'essere menomato se posto
direttamente in contatto con l'originaria forza creatrice.
Tiresia per questo motivo diviene cieco dopo aver
contemplato Pallade Atena senza veli e per la medesima ragione Atteone spiando
Diana alla fonte è da questa trasformato in cervo e sbranato dalla muta di
cinquanta cani (il cui numero peraltro è lo stesso dei mariti delle Danaidi).
Orfeo spande nel mondo le note dell’armonia che redimono
il supplizio d’Issione, fermando il giro della ruota su cui era condannato.
Orfeo attesta per mezzo della melodia e l'impulso lirico,
la supremazia dell’ispirazione sul corso del tempo e del Fato, ma più avanti,
dopo aver ammaliato tutta la natura col proprio canto, appena si accorge che
questa melodia diviene riproducibile – prevedibile – e perde la sua valenza
misterica ed oracolare abbandona lo strumento.
E’ evidente che noi moderni siamo gravemente amputati
dell’Ispirazione, intimamente disconnessi anche per la massiva azione deleteria
di un inquinamento elettrochimico trasversale, che irraggia molteplici
frequenze incoerenti atte a scansionare i ritmi sempre più convulsi della
realtà odierna. Questo è un “nuovo mondo” un “nuovo ordine” in cui abdichiamo
miseramente alla possibilità del meraviglioso, relegandoci sempre più ai
margini della vera vita come fossimo le vittime di un incantesimo buio. E’
l’abbaglio deleterio di una confessione involuta che agisce per saldare le
nostre vite alla catena di prodotti e consumi di fatto sterili e finiti in se
stessi, senza reale scopo e identità.
E’ evidente come le composite scorie prodotte dall’informe
apparato industriale, siano esse atomiche che chimiche o elettromagnetiche,
costituiscono una sorta di metabolismo infecondo, una sintesi e scissione
aberrante per l’impatto che hanno sull’ordine naturale e che dimostrano di
scardinare inesorabilmente, di corrodere brutalmente per lasciar posto alla
sola deformità. Dunque, non a torto si può definire l’attuale processo di
“normalizzazione” filtrato nella scomposizione digitale come una vera
dissoluzione profondamente sterile, quasi una “morte senza ritorno” e che, non
a caso, si riconosce essere connessa agli intenti stessi che da sempre sono
propri alla cosiddetta “contro-iniziazione”, la dove per iniziazione s’intende
non già l’involuta parodia inerente alla moderna massoneria speculativa, ma con
“initium” si comprende l’effettivo risveglio del principio “lirico”
dell’essere, il cui alto significato (assolutamente distante da un facile
sentimentalismo) è appunto divenuto un perfetto non-senso all’intendimento
dell’uomo moderno, per massima parte ormai incapace di prefigurare l’estensione
elettiva della propria coscienza, di presagire l’infinito chiuso com’è nella
ristrettissima dimensione dell’ego volgare, miseramente adescato e lusingato
dai molteplici costrutti artificiali che lo rendono del tutto asservito e
intimamente vinto.
La connotazione stessa del cosiddetto “valore
scientifico”, dovrebbe ormai essere chiaro, implica la torsione della vita in
quella pseudo realtà infera configurante la più eclatanti delle contraffazioni
e che tutti i testi sacri definiscono appunto come la dimensione dell’assoluto
abominio e desolazione, una dimensione propriamente satanica e definita come
tale poiché nel suo dominio è divelta ogni radice sensibile, ogni empatia
autenticamente proficua.
Solo l’ultra-violenza può costituire il recinto
contenitivo dell’odierna società, caratterizzata da una smisurata smania
distruttiva assolutamente pertinente a quella forma di “nichilismo dinamico”
che è proprio della fede nel “progresso”. E’ l’ideologia della cupa
fosforescenza futurista (nichilismo-dinamico) che costituisce un’esaltazione di
convinzioni solo orizzontali, attraverso cui si scandiscono le precipitose
tappe della rovinosa “discesa” (evoluzione regressiva) di questi tempi di
cambiamento estremo.
E’ l’azione nociva che appartiene al cieco sfruttamento
intensivo della vita e che necessariamente conferisce una connotazione oscura
ai molteplici “sigilli” che sanciscono i traguardi raggiunti della cosiddetta
innovazione. Questa pare sempre più compiaciuta di agire e celebrare se stessa
(ultimo esempio appunto la cerimonia del Gottardo) attraverso l’evocazione,
affatto ludica ma subdola, di un “bassofondo tenebroso” cui specificamente, da
sempre, appartengono le tristi forze della dissoluzione.
Tornano pressanti
le domande dell'antica dottrina ermetica:
perché è stato
necessario all’uomo stabilirsi nella materia?
Come si può essere
salvati?
Da cosa essere
salvati?
Perché si deve
essere salvati?
A volte gli studenti mi chiedono la mia opinione sull’amore, magari dopo aver studiato il “Simposio”. Sinceramente ho una naturale ritrosia anche solo a sfiorare un tema delicato come questo: si rischia di scivolare nei luoghi comuni o nel sentimentalismo. Non sono tanto cinico da affermare che l’amore non esiste: l’amore e l’amicizia esistono, ma sono rari come l’iridio, sono il risultato di una prodigiosa alchimia. Che cos’è la fedeltà di un animale, se non amore? Il vero amore ignora le convenzioni, trascende ogni limite, illumina la luce. Credo, invece, che l’eros rovini l’amore o che addirittura gli sia nemico. Sottoscrivo il pensiero di Platone che vede nell’attrazione per i corpi solo il preludio per innamorarsi dell’anima. L’espressione “anima gemella”, pur involgarita nel linguaggio e nella mentalità dell’uomo comune, contiene una profonda verità: siamo attratti da qualcosa di spirituale, ovunque alberghi. Da che cosa siamo attirati? Credo da parti di noi disseminate negli altri. In principio eravamo creature unitarie, poi subentrò la divisione: fummo scissi da noi stessi. Da allora cerchiamo i frammenti della nostra anima originaria, ormai sparsi dappertutto. Cerchiamo l’anima gemella, anzi le anime gemelle e non le troviamo quasi mai… soprattutto perché oggi sembrano non esistere più anime.
RispondiEliminaCiao
Proviamo a rispondere. Sono abbozzi di risposte.
RispondiElimina1) L'uomo è caduto nella materia a causa di un cedimento ontologico.
2) Non saprei. Confidando nella Coscienza?
3) Bisogna salvarsi dal tempo e dalla materia caduca.
4) Si deve essere salvati per evitare di finire nell'inferno del samasara o nell'inferno.
In effetti non vi sarebbero risposte possibili. La questione in ultimo troverà inevitabile risoluzione nell’inesprimibile. Alla fine uno a volte sente il bisogno di scrivere determinate riflessioni “solo per sfogar il cor”. L’intenzione sarebbe quella di localizzare intimamente un fondamento spirituale, di considerare il particolarissimo imbroglio ideologico che determina l’assetto dei “tempi nuovi”….l’avversione per la contraffazione…gran parte dei nostri moti interiori di fatto rimangono inesprimibili balenando appena nell’animo come fugacissime intuizioni connesse ai presagi della salvezza-redenzione ma si opacizzano immediatamente… insomma, qui nostro malgrado “palombari del tempo” pressoché smarriti sul fondo delle Ere…
RispondiEliminaUn caro saluto
E' proprio come scrivi, Giovanni.
EliminaCerte intuizioni sono simili a fragili papiri: si sbriciolano, non appena li sfiori.
Ciao