Per rendersi conto degli effetti
deleteri di un condizionamento che pare irreversibile, basterebbe considerare
il solo richiamo, la lusinga, esercitata dall’industria del turismo di massa
quando si fa garante di portarci in luoghi “ancora incontaminati”. Nella
richiesta dell’offerta, in un certo senso, è implicita la stessa confessione
circa la fonda aberrazione che categorizza esistenze sempre più tristi.
E’ la sottintesa ammissione di
sconfitta esistenziale del nuovo “proletariato morale” cui appartiene
trasversalmente ogni ceto sociale che s’identifica nel “progresso”. Viviamo in
un ambiente degradato, sempre più simile per analogia simbolica ad una sorta
d’inferno artificialmente assemblato e chiediamo all’industria del turismo
massificato di portarci la dove il degrado sembra non essere ancora arrivato.
Tale aspirazione, in realtà, rappresenta unicamente l’infelice assuefazione alla
condanna toccata in sorte al cosiddetto “uomo emancipato”, figlio del
progresso, inteso come l’im-perfetto sottoprodotto esistenziale di una
non-cultura che per esistere deve alterare irrimediabilmente le sorgenti
dell’equilibrio e della grazia.
Ciò è considerato perfettamente legittimo dall’uomo-cavia-consumatore, ma in
realtà è solo una follia, una follia propriamente oscura.
Il culto dell’efficienza solo
materiale, su cui basa la propria autorevolezza il macchinismo imperante, tende
a formare masse di persone dalla coscienza anestetizzata, miseramente
nevrotizzate e completamente aperte, ossia, del tutto indifese, a ogni tipo
d’imbonimento collettivo la cui unica finalità, peraltro davvero
maldissimulata, è la castrazione morale dell’intera umanità.
Tuttavia, non possiamo disconoscere il mondo nel quale viviamo, ma è altresì
palese lo stadio avanzato dell’attuale “evoluzione regressiva”. La cosiddetta
“civiltà moderna”, impropriamente definita come “civiltà”, il suo innovativo
apparato ideologico transnazionale (globalizzante) non è altro che un energia
(eggregora) distruttiva e omicida.
E’ la nuova, sofisticata e deleteria,
forma d’intesa tra quanto stimola e legalizza subdolamente i vizi peggiori
assieme la conseguente aggressività che comporta appunto l’essere
irrimediabilmente viziati e al tempo stesso impossibilitati ad esaudire le
molteplici smanie artificiosamente indotte, dunque, una nuova società globale
totalmente deviata verso un inesorabile quanto incombente suicidio di massa,
giustificato peraltro come “inevitabile conquista del progresso”.
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