‘Il FalsoTestamento’ è l’ultima fatica letteraria di Mauro Biglino edito da Mondadori.
Nel libro si descrivono ed elencano le sostanziali identità di sostanza e di comportamento degli
elhoim biblici e degli altri gruppi divini, che insistevano su altre porzioni
di territorio terrestre e su altre popolazioni come quelle greche, romane,
fenicie, barbariche, etc. … .
Interessanti a
proposito sono le somiglianze esaustive tra le velleità degli elohim biblici e
quelle altrettanto spaventevoli degli dei omerici, comparate nei versi dell’antico
testamento e in quelli dell’iliade e dell’odissea. La schiatta ‘divina’ non smentisce
mai la sua sete di possesso materiale, di autoritarismo grossolano, di
indicibile crudeltà. Leggendo le scritture secondo le brillanti interpretazioni
di Biglino, sorge immediato il sentimento di pietà umana verso quei popoli
sventurati, sottoposti a tanto brutale dominio.
Dispiace solo che
Biglino, scriva sempre i suoi libri come se fosse la prima volta. Dopo numerose
pubblicazioni, e fatti i doverosi distinguo, ci si aspetterebbe maggiore
schiettezza e minore propensione alle premesse deontologiche. Prima di ogni
capitolo infatti (o quasi) dobbiamo perdere tempo nel leggere le sue istruzioni
per l’uso che sono poi sempre le stesse e riguardano la sua visione diretta e
letterale dei testi antichi.
Ci si
aspetterebbe dal Biglino d’oggi maggiore immediatezza data la consapevolezza di
aver ormai convinto decine di migliaia di persone a rivedere le proprie
convinzioni sui personaggi biblici. Sarebbe a mio parere doveroso incamminarsi
nelle ipotesi più strutturate e fare paragoni con l’era attuale, non priva di
interferenze possenti, oggi come allora.
La tecnologia è
sempre stata l’arma del potere trascendente, il mezzo con il quale diviene
immanente. Oggi come allora sono graditi i sacrifici di carne e sangue umano;
oggi come allora l’obiettivo del potere è il dominio.
Dovremmo infine
porci la domanda se sia ancora valido ed accettabile oggi il nostro riferimento
ingenuo alle religioni ed alle ritualità. Dovremmo chiederci se il tempo speso
all’osservanza di regole imposte non sia sprecato. Dovremmo infine conoscere
meglio noi stessi e le peculiari modalità del nostro pensiero, senza perdere
tempo in cantucci del sapere (come è ormai la teologia) che hanno avuto il solo ruolo
di impedire una visione chiara ed obiettiva della nostra condizione umana.
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