Fragmenta - Sul Tempio di Delfi è impressa la frase “Conosci te
stesso”.
Non affermarono il “credi in te stesso” o “ abbi fede”, ma
“conosci te stesso”.
Il conoscere prevede che la persona indirizzi la propria
attenzione su un determinato agire, estremamente accorto e massimamente
paziente e che è volto a ri-muovere da sé le molteplici scorie e sedimentazioni
che l’attuale flusso (Età oscura – Kali-yuga) da millenni sedimenta nel fondo
delle coscienze.
E’ nel “Conosci te stesso” che ricaviamo il maggior senso
della celeberrima discesa interiore, poiché soltanto nelle vastissime
profondità interiori possiamo rinvenire la nostra unica e autentica medicina.
Non interiorizzando tale aspirazione, puramente
primordiale, non può esservi autentica dignità, intesa come basamento e
presupposto d’estensione sensibile del proprio fare. Senza tale riferimento
l’uomo si condanna a svanire a se stesso, degradando le proprie aspirazioni in
miseri stati apprensivi che aggiogano ad un vuoto dinamismo solo esteriore; ad
una frenesia disarticolata, che è parodia dell’autentico vigore congiunto agli
stati migliori e maggiormente “felici” dell’essere.
Come scrisse un eccelso umanista e storico, il fatto che
molti in epoche passate abbiano già intrapreso questo percorso di conoscenza,
peraltro in età storiche maggiormente predisposte ad elevare determinate
facoltà ispirative, il loro operato, i loro sforzi non esauriscono affatto il
senso della ricerca. Le loro opere e gesta non ci affrancano dal compito di
tentare a nostra volta l’impresa, anzi, nulla è desueto in quest’ordine di
riferimento, non siamo esentati dalla fatica. Una fatica che si definisce
propriamente e santamente “ermetica”, per intraprendere quel cammino “sub
specie interioritas”, per il quale il significato dell'esistenza si riannoda
con ciò che di maggiormente elevato le preesiste.
L’impresa non può esser definitiva per una volta sola,
ogni epoca lascia intravedere la prospettiva di una realizzazione spirituale
che è sempre mutevole e mai raggiunta.
Ogni età invita alla "cerca graalica" e gli
appigli alla salita sono costituiti da supporti apparentemente insignificanti.
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